«Essendo io nato a Nicosia, la capitale di Cipro e l'unica divisa al mondo (una metà filo-greca e l'altra filo-turca – n.d.r.), abbiamo deciso di dedicare questo concerto in ricordo di tutti coloro che hanno perso la vita durante i tragici eventi dell'11 settembre (2001 – n.d.r.), celebrare la libertà di essere newyorkesi e donare tutti i proventi di questa serata per la restaurazione del Santuario Nazionale di San Nicola a Ground Zero: una figura di pace e unità internazionale».
Con questa «ouverture» il maestro Yiannis Hadjiloizou, musicista cipriota di 43 anni, ha introdotto la serata di gala nel tempio della musica della «Grande Mela», la mitica Carnegie Hall, dove ha diretto la Sinfonia n° 2 di Gustav Mahler, scelta non a caso perché nota come «Resurrezione», eseguita dalla Filarmonica di Atene.
Cultura e fede per dare possibilmente una svolta decisiva al completamento della chiesetta distrutta negli attentati suicidi condotti con aerei di linea dirottati, con i quali i terroristi distrussero soprattutto le Torri Gemelle. Una serata sotto l'egida del nuovo Metropolita della Chiesa greco-ortodossa d'America, il turco Elpidophoros insediatosi pochi mesi fa con un'agenda «politica» che prevede al primo punto il completamento del nuovo tempio dedicato a San Nicola nel cuore di Manhattan, opera che ha goduto anche di un contributo del Comune di Bari (portato a New York dall'allora sindaco Simeone Di Cagno Abbrescia nel 2004: 15 anni fa) di 258mila euro.
Ma il completamento della nuova chiesa dedicata a San Nicholas, patrimonio della comunità greco-ortodossa statunitense, è affare con cifre molto più alte. Spesi i primi 40 milioni di dollari, a fine 2017 una grave crisi finanziaria ha colpito l'Arcidiocesi newyorchese, determinando la chiusura dei cantieri, proprio in coincidenza con le festività Nicolaiane di dicembre (che introducono il Natale, tanto da far accomunare la figura del Patrono di Bari, Vescovo di Myra, l'attuale Turchia, realmente esistito fra il 270 e il 343 con il mitico Santa Claus) e rinviando, senza la possibilità di previsioni certe, la ripresa dei lavori al reperimento di nuove risorse.
Per vedere l'opera finita e far aprire le porte del nuovo tempio Nicolaiano, disegnato dall'archistar spagnolo Santiago Calatrava, è stato calcolato che occorrono altri 40 milioni di dollari, per rastrellare i quali il nuovo Metropolita ha messo in moto i gruppi politico-finanziari degli immigrati greci negli States, con l'appoggio esterno (politico) del governatore Andrew Cuomo, che è sceso in campo come «testimonial» della campagna per San Nicholas.
In questa cornice di «resurrezione», riprendendo il brano-simbolo scelto per il pubblico di giovedì sera, si inquadra il concerto diretto da un maestro cipriota con un'orchestra greca. Un «fil rouge» di fratellanza e speranza che dal cuore del Mediterraneo (a Istanbul risiede il Patriarca della Chiesa greco-ortodossa, Bartolomeo) attraversa Bari, dove sono custodite e venerate da pellegrini provenienti da tutto il mondo le spoglie di San Nicola, e arriva dritto al cuore della metropoli statunitense.
«Sarà luogo di pace e di riflessione questa nuova chiesa di San Nicholas» ha detto ancora il maestro Hadjiloizou al suo pubblico. Parole di speranza proprio nelle ore in cui tutto il Mediterraneo e le diplomazie dell'area euro-atlantica si trovano a dover fare i conti con l'offensiva militare lanciata dal governo turco contro i curdi.
«Madrina» della serata promossa dall'Arcivescovo Elpidophoros è stata Katerina Panagopoulos, ambasciatrice onoraria di Grecia e vedova del ricco armatore Pericle Panagopoulos considerato secondo solo al celeberrimo Aristotele Onassis, cofondatore con il figlio Alessandro della Compagnia «Superfast Ferries» (che assicura i collegamenti via traghetto fra Bari, Corfù, Igoumenitsa e Patrasso).
Anche Pericle Panagopoulos, morto a febbraio scorso all'età di 83 anni, a suo modo visse una «resurrezione», quando dieci anni fa fu rapito ad Atene da un commando armato e rilasciato solo dopo un riscatto di 39 milioni di dollari pagato dalla famiglia.
Evidentemente, ogni «resurrezione» è sì possibile, ma a costo di enormi risorse.
















