BARI - «Pensavamo che almeno un problema fosse risolto e che ci potevamo concentrare solo su Selectika, capire quando si tornerà al lavoro, e invece siamo ripiombati nell’incertezza». I lavoratori ex Om Carrelli non hanno più parole. L’ennesima beffa, con la promessa della continuazione della mobilità in deroga per altri 12 mesi, prima data per certa, per poi scoprire che nel decreto che la doveva confermare non c’è traccia, è qualcosa che li lascia completamente di sale.
«Non è che non siamo abituati a questi giochini fatti sulla nostra pelle. In otto anni ne abbiamo viste di tutti i colori. La storia Tua Industries non ce la siamo mica dimenticata, cederci ad una azienda sull’orlo del fallimento, ci ha temprati. Però sembra non esserci mai fine».
«Siamo esseri umani, in carne, ossa, sangue. Quando si parla di lunghissima vertenza, non sono termini astratti, siamo noi con le nostre famiglie, mogli, figli… me se ne rendono conto tutti quanti? È facile parlare quando è la pelle di un altro ad essere messa nel tritacarne».
«Forse dovremo andare a S. Fara per farci fare una benedizione collettiva», scrive uno di loro su Facebook, ma i più puntano all’incontro dell’11 settembre, quando ci sarà il faccia a faccia con Selectika per capire tempi e modi per la reindustrializzazione. «Da quel palazzo non dobbiamo uscire senza risposte certe – fa eco un lavoratore -, hanno detto che tra un anno avremo cominciato a lavorare, almeno alcuni di noi e le promesse vanno mantenute». «E tu speri ancora nelle promesse? - ribatte un altro – non ne hai avuto abbastanza? »
Rabbia, tensione, delusione. C’è tutto guardando queste persone. «Abbiamo gioito alla notizia degli altri 12 mesi, non perché come ci hanno anche detto “voi terroni sapere vivere solo di sussidi”, ma perché almeno un po’ di fiato lo potevamo avere. E ora? Una ennesima mazzata al cuore. 500 euro al mese non risolvevano il problema, ma qualche bolletta da pagare sì. Otto anni, sono passati otto anni. C’è chi non sa cosa mettere in tavola ogni giorno».
«Tanti di noi chiedono prestiti tra noi e noi. Sono e siamo così disperati che nessuno ha più la forza neanche di stendere una mano. E soprattutto non si sa a chi rivolgersi…».
«Ora concentriamoci su Selectika e speriamo che il ministro Boccia possa trovare una soluzione…». «Ancora con le speranze? E’ finita!». Si apre un piccolo battibecco. «Se non posso sperare cosa devo fare? Hai una soluzione? Mi aggrappo a quello che posso. Altrimenti resta solo il farla finita». «Buoni, calma. Litigare tra noi non serve a nulla. L’11 settembre capiremo. Certo serve un colpo di acceleratore per far partire il piano di Selectika. Le voci che ci arrivano non sono buone. Sembra che l’azienda non abbia ancora incontrato i consorzi per il riciclo di vetro e plastica, che non si sappia ancora quanto materiale sarà trattato, da questo dipende quanti di noi saranno assunti. C’è ben altro in ballo».
«Almeno che è uno schifo lo possiamo dire? Il mondo ci è caduto nuovamente addosso. L’uomo è nato per lavorare, non per soffrire tanto come sta accadendo a noi».
«C’è un’altra cosa che è sicura: noi ex Om abbiamo dimostrato in tutto questo tempo che la resa è una cosa che non ci appartiene, e che siamo fatti di una materia più forte del ferro. Ci pieghiamo ma non ci spezziamo...». «Sì ma a tutto c’è un limite».
«Ragazzi concentriamoci sul futuro, su Selectika».
«Se Selectika ha problemi che lo dica – incalza un altro lavoratore -. Noi non abbiamo più le forze di stare sulle spine. Siamo sfiniti. Abbiamo bisogno di certezze. O dentro o fuori. Rischiamo di perdere mesi e nessuno se lo può più permettere».