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Ex interinali a Bari, vite a metà: precari ma indispensabili

 
Rita Schena

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Rita Schena

Ex interinali a Bari, vite a metà: precari ma indispensabili

Foto d'archivio

Adesso si chiamano somministrati: oltre un migliaio nel Barese

Mercoledì 04 Settembre 2019, 09:29

BARI - Un piccolo esercito di oltre un migliaio di persone con età variabilissime dai giovani ai quasi prepensionati, in leggera maggioranza donne. Sono i somministrati, tutti quei lavoratori che operano nelle aziende pubbliche e private del territorio a tempo determinato, forniti dalle ex agenzie di lavoro interinale come ad esempio Manpower o Adecco. Li trovi nelle grandi aziende metalmeccaniche, nelle piccole farmacie, nei centri commerciali, si tratta di «lavoratori in prestito» che il più delle volte servono alle imprese per poter gestire picchi di lavoro stagionale, ma non solo.

«La tipologia dei lavoratori somministrati tra Bari e provincia è molto sfaccettata e complessa – spiega Elena De Matteis, segretario generale Felsa Cisl di Puglia, la federazione che rappresenta i lavoratori atipici, i somministrati e gli autonomi -. Lavorano per lo più in grandi imprese e a volte si trovano a gestire anche settori importanti all'interno dell'azienda stessa. Sì, certo, prevalentemente vengono assunti per picchi produttivi o necessità stagionali, ma si trovano anche a gestire servizi per tempi più lunghi».

ASSUNTI A TEMPO I settori che vedono il più massiccio uso di somministrati riguardano sia la produzione industriale sia la fornitura di servizi. «Ad esempio l'Arif, l'Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali, assume ogni anno nel Barese circa un centinaio di forestali attraverso la somministrazione, nel periodo tra giugno e settembre. Il motivo è lampante, si tratta di rafforzare il servizio di controllo e contrasto degli incendi boschivi che si verificano prevalentemente nel periodo estivo. Simile è il discorso in Aeroporti di Puglia: anche in questo caso in estate la società assume un centinaio di lavoratori in somministrazione per far fronte al superiore numero di passeggeri in transito e voli attivi. Diverso il caso Ferrovie Sud-Est, qui i somministrati operano prevalentemente nella logistica che è un settore importante e strategico e meno soggetto a stagionalizzazione, infatti dopo lunghe trattative ora l'azienda li sta stabilizzando. Anche in Getrag i somministrati servono direttamente per funzioni essenziali dell'impresa, per non parlare del Policlinico: i 17 lavoratori che gestiscono il Cup sono tutti somministrati, con gare di appalto che vengono fatte di tre mesi in tre mesi. Stiamo parlando di persone che lavorano da quasi 20 anni in questa maniera e in un settore strategico».

COSTI PIU' ALTI Per una impresa «affittare» un lavoratore a tempo, ha un costo superiore rispetto ad un dipendente, perchè ci sono da pagare i diritti di agenzia e farsi carico di una sorta di “welfare integrativo” che rappresenta una tutela in più per il lavoratore. Sono a carico dell'azienda, che prende il lavoratore somministrato, i costi della formazione e sanitari. D'altro canto per l'imprenditore non esistono vincoli contrattuali che a vita (nel caso di contratto a tempo indeterminato) lo legano al proprio dipendente.

IL SENSO DI LIBERTA' «Per quanto un lavoratore somministrato vive sulla propria pelle la precarietà di un contratto di lavoro che non si sa mai se viene riconfermato o meno, è sicuramente meglio rispetto ai tantissimi costretti ad aprire partite iva fittizie o assunti con contratti di collaborazione cococo. È comunque una forma di lavoro che a lungo andare logora, anche se non mancano quanti lavorerebbero tutta la vita con una agenzia interinale piuttosto che da dipendente. Forse ad oltre 20 anni dall'introduzione del modello lavoratore interinale fatto con la legge Treu e poi perfezionata dalla legge Biagi, andrebbe fatta una seria analisi sociologica sui somministrati, perchè anche qui sul nostro territorio mi è capitato di trovarmi con lavoratori che esprimevano nettamente questa loro preferenza. Amano sentirsi liberi e non sottoposti ad un legame stile “servo-padrone” e di conseguenza si muovono meglio da somministrati».

NON SOLO OPERAI Anche la tipologia di lavoratori è cambiata negli anni. «Il somministrato non è più il lavoratore di bassa qualifica, l'operaio generico, oggi si ha a che fare con medici, laureati, manager. In Merck Serono gran parte dei biologi sono lavoratori somministrati assunti con contratti di tre anni. Anche il Policlinico recentemente sta assumendo alcuni medici dalle agenzie di lavoro. Una novità qui da noi, ma che nel nord Italia è già sistema da tempo».

IL PREGIUDIZIO Le imprese preferiscono assumere personale somministrato, pagando di più, per vari motivi. Per potersi «liberare» di personale quando non serve più e per una sorta di pregiudizio. «I somministrati tovano maggior spazio nelle grandi imprese. Sono i primi soggetti a pagare i turn over, perchè le aziende li usano fin quando riescono a drenare risorse ed incentivi e poi li mandano via. Sono comunque preferiti anche per un altro motivo: si pensa che lavorano di più, mentre il dipendente stabilizzato con un contratto a tempo indeterminato abbassa il livello di performance produttiva. Il sistema è così complesso che a volte questo pregiudizio nasconde una sua ragione, ecco perchè servirebbe una analisi sociologica più puntuale».

IL CONTROLLO DELLE NASCITE «Sul territorio molti somministrati sono donne. Le aziende sanno che una lavoratrice sa produrre di più rispetto ad un uomo, che magari lo stato di necessità la porta a ribellarsi meno. Inoltre come lavoratrice non stabilizzata non potrà creare problemi con gravidanze o assenze per maternità. È un modo che gli imprenditori usano per applicare una sorta di “controllo delle nascite”. Anche qui sono molti i casi da valutare, perché ci sono abusi da una parte e dall'altra».

MINORI TUTELE Un mondo molto variegato quello dei somministrati, spesso le battaglie sindacali a difesa devono essere combattute per casi singoli a seconda dell'età, il titolo di studio, l'anzianità di servizio. «Nel mondo questa sistema di lavoro viene definito “flexicurity”. Ai lavoratori che garantiscono la flessibilità con il loro lavoro precario all'interno di un mercato sempre più complesso, vengono assicurati una serie di diritti, grazie ad uno stato sociale forte che li sostiene. Qui in Italia, per quanto siano garantiti da contratti specifici, il somministrato è ancora un lavoratore con minori tutele e che spesso fa un lavoro duro. Faccio l'esempio di Bridgestone: al momento in azienda ci sono tra i 120 e i 160 somministrati a seconda dei periodi, ma sono soggetti ad un intensissimo ricambio. Il lavoro è pesante in una fabbrica dove si è a contatto con odori forti e turni duri. Specie i più giovani se ne scappano dopo poco e questo anche se venisse loro offerto un contratto a tempo indeterminato».

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