In Puglia e Basilicata
Il fenomeno
31 Dicembre 2018
Carmela Formicola
In effetti parlare di puttane a Natale può sembrare sconveniente. Peccato che anche i baresi, come la gran parte degli italiani, in questo periodo abbiano speso in prestazioni sessuali a pagamento molti più soldi di quelli destinati a questa pratica negli altri mesi dell’anno. Molte più «ragazze» in mezzo alla strada, moltissime quelle che hanno ricevuto i clienti in appartamenti, b&b e (presunti) centri massaggi). Queste ultime, si sono trasferite a Bari intorno al 15 dicembre e hanno segnalato il loro arrivo sulle bacheche on line specializzate.
Tra Natale e Capodanno gli incassi delle donne che hanno scelto di prostituirsi sono stati notevoli, allo stesso modo quelli delle organizzazioni criminali internazionali che sfruttano le donne dell’Est e quelle africane per scopi sessuali. Che siano libere o che siano schiave, ai maschi, evidentemente, importa poco. Sulle ragioni dell’incremento di clienti e prestazioni in questo periodo, gli «osservatori» ipotizzano che sia anche l’effetto di qualche soldo in più in arrivo ad esempio dalle tredicesime. Indipendentemente dalle interpretazioni, i luoghi baresi dedicati al sesso a pagamento sono da giorni più affollati del solito.
Su complanari e statali abitualmente frequentate nelle ore mattutine, si registra un discreto viavai fino al pomeriggio inoltrato. Sul lungomare di San Giorgio, le prime ragazze si incontrano anche in piena luce, a dispetto dell’abitudine a comparire dopo il tramonto. In città, invece, l’ampia zona tra i centri commerciali di Santa Caterina, il Quartierino e Santa Fara nelle ultime settimane ha visto raddoppiare il numero di prostitute. Discorso a parte per lo stadio San Nicola, area frequentata tutto l’anno di giorno e di notte, da donne, uomini e trans, dove tuttavia qualcuno segnala l’incremento delle presenze femminili.
Situazione imbarazzante o deprimente o assolutamente normale, dipende dai punti di vista, dal grado di cinismo, tolleranza, moralità che ciascuno di noi ha dentro. Da annotare che il fenomeno della tratta, un tempo non certo prioritario ma abbastanza presente nell’azione repressiva delle forze dell’ordine di Bari e provincia, appare oggi passato completamente sotto silenzio (eppure nei confronti di certe etnìe l’insofferenza è aumentata). Niente indagini, niente indignazione sociale, pochi (quelli storici) i volontari che si dedicano all’aiuto delle vittime.
Per comprendere quanto inquietante sia invece l’abitudine maschile del sesso a pagamento, prendiamo in prestito i dati nazionali recentemente diffusi dal Codacons (all’esito di uno studio non facile). Ogni anno il fatturato annuo delle prestazioni sessuali a pagamento (che siano una libera di scelta o l’effetto di una costrizione) sfiora i 4 miliardi di euro. Sorprendente che negli anni della crisi economia, il settore sia sensibilmente cresciuto anche grazie al boom dell’offerta on line. Sarebbero 90.000, in tutta Italia, le operatrici/gli operatori del sesso per un numero di clienti che raggiunge i 3 milioni di cittadini. Della totalità delle prostitute operanti nel nostro Paese, il 10% è minorenne, mentre il 55% è costituito da ragazze straniere (presumibilmente schiave). La spesa media dei clienti abituali è di circa 110 euro al mese.
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