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«Palagiustizia Bari, se ci sono le condizioni, il trasloco si può rinviare»

 
Giovanni Longo

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Giovanni Longo

Nuova sede Palagiustizia Bari

Il sindaco ricorda: «Attenti, mancano 18 giorni allo sgombero»

Lunedì 13 Agosto 2018, 13:17

14 Agosto 2018, 12:28

«Se davvero il rischio crollo è attenuato, non c’è alcun problema a prorogare il termine per sgomberare l’edifico. Se così non fosse, ricordo che mancano meno di 20 giorni per lasciare l’immobile». Il sindaco Antonio Decaro indica la strada e traccia le possibili opzioni dopo che lo scenario sull’emergenza edilizia giudiziaria è cambiato: il professor Bernardino Chiaia del Politecnico di Torino, consulente della Procura che indaga sulla sicurezza e staticità dell’edificio, ha integrato il suo elaborato depositato il 25 maggio, con conclusioni meno allarmistiche rispetto a tre mesi fa. «Soprattutto sulla base del precedente documento, accelerammo le procedure di sgombero», ricorda Decaro. I magistrati inquirenti, l’aggiunto Roberto Rossi e il sostituto Fabio Buquicchio, hanno chiesto al prof. Chiaia di aggiornare la situazione ad oggi, alla luce delle prescrizioni suggerite dallo stesso luminare e adottate in questi mesi. Il rischio crollo resta, ma la situazione sembra meno critica con un edificio quasi deserto e dopo che i piani alti sono stati svuotati da archivi, 380 armadi, 60 casseforti (in totale 50 tonnellate) sistemati ora nell’interrato. Si può sintetizzare così l’integrazione depositata venerdì scorso.

«Ho appreso dalla Gazzetta dell’esistenza del nuovo elaborato. Noi non ne sappiamo nulla. Se questa perizia sarà inviata al Comune - spiega Decaro - sarà mio dovere analizzare la consulenza al fianco del dirigente dell’ufficio tecnico. Valuteremo serenamente, non c’è alcun pregiudizio nel prorogare i termini per lo sgombero oltre il 31 agosto, sempre che ci siano le condizioni per farlo. Non mi sottraggo certo alle responsabilità. Se il pericolo è ridotto e sotto controllo, non accadrà nulla allungando il periodo di occupazione dell’edificio. Lo faremmo d’accordo ovviamente con i capi degli uffici giudiziari, in particolare il procuratore della Repubblica e il presidente del Tribunale». Non più peregrina l’ipotesi, tutta da verificare, che in via Nazariantz possa rimanere per qualche mese ancora la Procura: una trentina di magistrati e un centinaio di dipendenti destinati in base al cronoprogramma a trasferirsi nell’edificio di via Brigata Regina, in stanze anche da quattro persone e costretti a fare dei turni.

Palazzo di città, insomma, valuterà la situazione carte alla mano, confrontandosi con i propri esperti e con il proprietario dell’immobile, l’Inail, il cui consulente, prof. Amedeo Vitone per primo aveva parlato di «rischio crollo». Ma se non dovessero esserci le condizioni per una proroga, «dobbiamo chiudere il Tribunale», dice Decaro fissando un paletto ben preciso. Una situazione complicata anche perché da Roma continuano a non arrivare notizie. Al contrario di quello che il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede aveva garantito e cioè che entro i primi di agosto avrebbe sciolto le riserve sulla soluzione «ponte», tutto tace. Una commissione ministeriale, al termine di una ricerca di mercato, aveva individuato il palazzo ex Inpdap che non piace affatto ad avvocati e magistrati per una serie di questioni logistiche. Così le quotazioni del palazzo Ex Telecom a Poggiofranco erano risalite. Poi, il silenzio. Ma il tempo è inesorabile. Il calendario non perdona. «Forse non esageravo - puntualizza Decaro - quando sostenevo che fosse indispensabile adottare una procedura d’urgenza. Sapevamo che era piuttosto complicato trovare immobili idonei. Il ministro non ha ritenuto di percorre questa strada. Ora, senza buttarla in politica, ma sforzandomi solamente di dare il mio contributo per risolvere un problema così importante, osservo solamente che è stato perso moltissimo tempo».

E altro se ne perderà. Ammettiamo che oggi il ministero sciolga la riserva. «Chiusa la procedura di individuazione del palazzo, subito dopo occorrerà procedere alla stipula dei contratti, adeguare l’edificio in base alle esigenze dell’amministrazione della giustizia, organizzare il trasloco», osserva il sindaco. E se il 31 agosto è dietro l’angolo, anche il 30 settembre, quando scadrà la sospensione dei termini processuali, è molto vicino. Ad essere davvero lontano è invece il ritorno alla normalità. Il conto di questo stop che dura dal 31 maggio, tra udienze rinviate sotto una tenda oppure sospese, soprattutto dal punto di vista dei cittadini, in nome dei quali lo Stato amministra la giustizia, si preannuncia salatissimo.

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