BARI - «Il fascismo è la prova di quanto può essere assurda la politica», ma «c'è qualcuno che ancora oggi pensa che quella sia la soluzione. È un metodo sbagliato, non c'è un momento della storia che abbia trovato positività attraverso l’esercizio della negazione dei diritti altrui, delle stragi, della violenza». Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, a margine della cerimonia di commemorazione della strage di Bologna, a Bari. (Guarda le foto della cerimonia)
«Tutti i momenti felici della storia dell’umanità - ha aggiunto - corrispondono a momenti di alta democrazia, grande intelligenza collettiva e grande partecipazione dei cittadini alle scelte. Quindi dobbiamo rincorrere questa altra opzione, che in questo momento non è di moda, perché oggi raccolgono voti coloro che gridano, che creano paura».
«Quanto al problema dei migranti - ha proseguito - noi probabilmente lo abbiamo gestito male, ma i migranti sono soggetti del lavoro molto importanti, per le fabbriche, per l'agricoltura, per le nostre famiglie. Ovviamente hanno anche problemi, non dimentichiamo che quando gli italiani sono emigrati in America, purtroppo accanto al 95 per cento di persone per bene che oggi sono la classe dirigente degli Stati Uniti, c'erano anche mafiosi». «Bisogna difendersi dai delinquenti - ha rilevato - però trovare qualche delinquente tra i migranti, non significa che tutti i migranti sono dei delinquenti».
«In questo momento - ha sottolineato - abbiamo un problema: la gente va via dall’Italia. Non è un problema di invasione, è esattamente il contrario».
«Al di là delle dichiarazioni - ha concluso Emiliano - anche questo governo alla fine si dovrà equilibrare e allineare a quello che accadeva in passato, con maggiore attenzione e imparando dagli errori commessi».
DECARO: BISOGNA SOPPESARE LE PAROLE - «Chiedo a tutti di fermarci e soppesare le parole, i toni. Le parole sono importanti, possono portare all’odio, alla violenza razziale. Le proprie ragioni vanno discusse, non urlate». Lo ha detto il sindaco di Bari e presidente nazionale dell’Anci, Antonio Decaro, a margine della cerimonia di commemorazione della strage di Bologna.
Per Decaro, «bisogna stare attenti alle parole». «Nel periodo delle stragi - ha sottolineato - c'erano le parole della politica e della commistione tra pezzi dello Stato e gruppi terroristici». «Quelle parole - ha rilevato - hanno cambiato in peggio la vita di tante persone e hanno ammazzato, hanno allontanato giovani donne e uomini dalla politica, quella bella, quella sana, quella che ha l’obiettivo di migliorare lo stato delle cose. Quella politica che oggi ha perso di nuovo il suo orizzonte, che preferisce urlare anziché spiegare le proprie ragioni».
«Sarebbe opportuno - ha concluso Decaro - fermarsi tutti e moderare i toni, usare le parole giuste per far valere le proprie ragioni».
NELLA STRAGE MORIRONO ANCHE SETTE BARESI - «Quel giorno l’Italia si scoprì un Paese fragile, violabile, indifeso. Un Paese che poteva essere colpito al cuore nella sua quotidianità. Noi, oggi, abbiamo un dovere, quello di ricordare le vittime, il dovere di continuare a cercare la verità per rendere giustizia a quelle vittime e ai loro familiari, affinché il nostro Paese non torni ad essere violabile». Così il sindaco di Bari e presidente nazionale dell’Anci, Antonio Decaro, intervenendo alla cerimonia di commemorazione della strage di Bologna, avvenuta il 2 agosto 1980.
Nella strage morirono anche sette baresi i cui nomi sono incisi su una lapide affissa sui muri di Palazzo di città: Sonia Burri, Francesco Cesare Diomede Fresa, Vito Diomede Fresa, Errica Frigerio, Patrizia Messineo, Silvana Serravalli in Bàrbera e Giuseppe Patruno. Davanti alla lapide il sindaco, insieme con il presidente della Regione, Michele Emiliano, e i familiari di alcune delle vittime baresi, hanno deposto una corona di fiori e osservato un minuto di silenzio.
EMILIANO: E' STATA LA BOTTA PIU' FORTE CHE IO ABBIA MAI AVUTO - «È stata la botta più forte che io abbiamo mai avuto. Eravamo convinti di essere in un Paese felice - ha detto Emiliano - e invece ci rendemmo conto che delle famiglie che partivano per le vacanze potevano essere massacrate da una banda di vigliacchi che si presentavano come gruppi neofascisti». «Un momento terribile - ha sottolineato - della storia della Repubblica italiana».
«Dopo Bologna - ha concluso - Bari fu la città più colpita come numero di vittime. Ma poco conta dove sono nate le vittime, conta ricordare questo evento, tenere la memoria di chi pensava di cambiare la storia politica italiana con le stragi».
IL PRESIDENTE LOIZZO: L'ITALIA ANCORA FERITA CHIEDE LA VERITA' - «Nell’anniversario della strage nella stazione di Bologna, alle 10.25 del 2 agosto 1980, l’Italia ancora ferita da quella tragedia chiede con forza che la verità, completa, esca senza reticenze dagli armadi della vergogna in cui è nascosta». Lo afferma in una nota il presidente del Consiglio regionale della Puglia, Mario Loizzo.
«Il tempo - aggiunge - non ha cancellato la domanda di giustizia e non ha scalfito il ricordo delle 85 vittime. Tra loro, sette pugliesi: Sonia Burri di sette anni, Vito Diomede Fresa di 62, Francesco Cesare Diomede Fresa di 14 anni, Errica Frigerio di 57 anni, Patrizia Messineo, 18 anni, Giuseppe Patruno, 18 anni, e Silvana Serravalli di 34 anni».
«La bomba nella sala d’aspetto di seconda classe, della stazione centrale di Bologna - ricorda Loizzo - uccise solo vittime innocenti, colpì lavoratori innocenti (si contarono anche 200 feriti), ma il Paese ha saputo superato anche quella giornata tremenda. Da allora, però chiede risposte».
«Il Consiglio regionale della Puglia - conclude - torna ad esprimere la denuncia di sempre dell’odio sanguinario, di cui nessuna condanna, pure intervenuta e passata in giudicato, ha saputo indicare i mandanti e i responsabili».