BARI - Il carattere, la voglia, la capacità di «restare attaccati alla partita», come spesso ama ripetere Michele Mignani. Il Bari si è presentato all’esordio in campionato con il «suo» volto. Quello che lo scorso anno ha consentito di costruire un’impresa, giornata dopo giornata. Non va sottovalutato l’aspetto morale messo in campo dai biancorossi contro il Palermo. I rischi, infatti, non erano irrisori. Il trauma della finale playoff persa, la falsa partenza in Coppa Italia, le aspettative di una piazza che, dopo aver accarezzato il sogno, ora vuole giustamente perseguirlo a pieno titolo. Capitan Di Cesare e compagni, invece, sono entrati in campo scrollandosi di dosso tutti i brutti pensieri. Ed esprimere di lo spirito irriverente e sbarazzino che caratterizzò gran parte dell’ultima stagione. Così come nella ripresa, invece, è emersa l’anima determinata e battagliera che ha permesso di portare a casa un pareggio in una condizione disperata: in inferiorità numerica di due uomini e con Menez visibilmente acciaccato. Se si aggiunge la necessità di completare l’organico con almeno altri quattro o cinque elementi, nonché il debutto assoluto dei vari Brenno, Diaw ed Edjouma (arrivati quasi a ridosso della gara), allora davvero si può essere ottimisti sulla possibilità di ricostruire un percorso ricco di soddisfazioni.
OK, IL MODULO È GIUSTO
La squadra sembra aver ritrovato tutte le sue certezze anche grazie ad una traccia tattica che conosce a memoria. Durante la preparazione estiva, Mignani ha sperimentato altre soluzioni, pur tenendo come punto di riferimento la difesa a quattro. Ma sia il 4-4-2 atipico con Bellomo mezzala con licenza di allargarsi a destra e Morachioli sull’altra corsia, sia i due trequartisti dietro una punta, sembravano private i Galletti della loro identità. Con il consueto 4-3-1-2, invece, tutti hanno ritrovato la naturale collocazione: Maita e Benali mezzali, Maiello regista unico, mentre Sibilli è parso subito a suo agio da trequartista puro: il 27enne napoletano ha rispettato le consegne di provare gli avversari di punti di riferimento, rompere la linea avversaria, trovare la giocata imprevedibile, senza fare mancare rincorse e ripiegamenti. Così come si è mossa con costrutto la coppia offensiva composta da Diaw e Nasti: la velocità e l’attitudine ad attaccare la profondità del primo abbinata alla furbizia e ai movimenti intelligenti del secondo: sono bastati 15’ perché il tandem mandasse in tilt la difesa del Palermo, peccato che l’infortunio del centravanti prelevato dal Monza abbia impedito di proseguire un’intesa davvero promettente. In definitiva, è scontato che le variazioni sul tema non vadano archiviate e le soluzioni alternative dovranno essere riprovate per fronteggiare qualsiasi evenienza. Tuttavia, una traccia base permette di rafforzare certezze e automatismi: in questa fase della stagione, in attesa che ogni tassello assuma le opportune conoscenze, forse è il caso di andare sull’usato sicuro.
INGENUITÀ E POCO CINISMO
Non tutto, però, deve passare in gloria nella pur promettente serata del «San Nicola». Già, perché alcuni errori grossolani avrebbero potuto causare una sconfitta che si sarebbe rivelata immeritata per quanto prodotto. Clamoroso che gli episodi pericolosi siano scaturiti dagli elementi più esperti. Probabilmente senza il Var, l’intervento di Maita non sarebbe stato da rosso, ma resta grave il gesto impulsivo e scomposto del 29enne messinese, all’alba del secondo tempo. Allo stesso modo, capitan Di Cesare si è fatto prima sorprendere sulla punizione da cui è scaturito il rigore per i siciliani, quindi si è fatto sorprendere trattenendo il diretto avversario e rimediando la seconda ammonizione e la conseguente espulsione. Possibile che proprio due tra le principali colonne storiche siano incappati in tali distrazioni? Dalla vecchia guardia deve essere trasmesso l’esempio e la voglia di sorprendere ancora: non possono essere i veterani a farsi travolgere dal nervosismo, nemmeno nei contesti più complicati. Meno grave la «quasi» topica di Brenno: il portiere brasiliano può aver pagato un pizzico di emozione alla prima conclusione del campionato, ma poi si è ripreso con coraggio e personalità: in tal modo, ha cominciato la sua stagione con un clean sheet ed un pieno di fiducia. Avrà ora tempo e modo di dimostrare il suo valore. Provando a non fare rimpiangere Caprile. Il pareggio strappato con unghie e denti, insomma, vale a tutti gli effetti come una vittoria. Uno stop alla prima sarebbe stato duro da digerire.