bari«Rincorrerò la serie A come un carrarmato». Diretto, appassionato, pronto a tutto: mescolando con sapienza il piglio del leader e l’abilità del manager. Ciro Polito si conferma l’anima pulsante del Bari. La stagione regolare ha emesso il verdetto sui biancorossi: il futuro passa attraverso i playoff. E allora il direttore sportivo dei Galletti analizza la stagione a 360 gradi. Senza dribblare alcun argomento: dal suo futuro, a quello del club. «Il risultato è acquisito, era giusto farsi vedere e analizzare un risultato straordinario», la sua premessa. «Affrontiamo i playoff, ci teniamo con tutti noi stessi. Siamo una neopromossa, nessuno si aspettava il terzo posto. Ma ormai nulla è casuale: il Bari è una squadra forte, l’ha dimostrato esprimendo grande continuità. Adesso dobbiamo completare il lavoro regalando alla città quella serie A che tanto manca e assolutamente merita. Pensare al passato o coltivare rimpianti è da perdenti: quando si arriva in fondo si ha quello che si merita. Se siamo terzi, significa che Frosinone e Genoa sono state superiori. Andiamo a giocarci gli spareggi da protagonisti perché il campo ha espresso questi valori. Siamo partiti con presupposti differenti: bisognava ripianare tante perdite con un anno di assestamento, ma abbiamo fatto parlare tutta l’Italia. Il percorso è stato accelerato perché in ogni campo della B abbiamo dato fino all’ultimo contrasto, in un campionato equilibratissimo in cui stanno retrocedendo due squadre con budget di tanti milioni, come Benevento e Spal. Ora ci giochiamo la vita: noi in serie A vogliamo andare ad ogni costo: sgombriamo il campo da qualsiasi equivoco».
La città attende trepidante il momento della verità, pronta ad invadere il San Nicola e qualsiasi stadio italiano. «Una piazza così grande può esprimere qualsiasi sentimento, ma l’amore viscerale per la squadra di calcio non si discute. Siamo stati sempre sostenuti in modo unico», analizza Polito che poi carica a suo modo. «Voglio che all’arbitro tremi il fischietto il giorno della semifinale dei playoff, tanto dev’essere forte il boato del nostro pubblico. Non abbiamo mai vinto davanti a 50mila spettatori? Vero, ma le statistiche esistono per essere smontate. E in casa le prestazioni non sono mai mancate. Il mio maggiore orgoglio è proprio il nostro pubblico. Quando sono arrivato la città era più spaccata, c’era scoramento: ora vedo unità d’intenti verso un grande traguardo. Ai playoff non si fanno calcoli: ci prendiamo il vantaggio dato dalla classifica che può essere utile per il passaggio del turno, ma non possiamo pensare alla promozione con quattro pareggi: si deve sempre giocare per vincere. Né mi interessa la nostra avversaria: in ballo ci sono tante squadre molto attrezzate». Inevitabile guardare oltre: il nome di Polito circola ad alti piani: dal Napoli all’Empoli, ad altre realtà di A. «Guardo il presente, sta passando un treno che va preso a volo e dobbiamo salirci», risponde. «Essere accostato al Napoli è motivo d’orgoglio. Ma io qui sto bene, ormai è casa mia e voglio portare il Bari in A. La nostra situazione è sempre al limite, in caso di promozione questa proprietà dovrà cedere, ma il futuro del Bari sarà roseo. A me le sfide non fanno paura: sono pronto a livello umano alla serie A, ma spero di raggiungerla con questa squadra. Cercheremo in ogni caso di fare sempre meglio. Che cosa accadrebbe in caso di permanenza in B? La società ha sempre programmato per migliorare: dopo un terzo posto, si dovrebbe puntare alla serie A diretta, ma ogni discorso sarà affrontato al tempo giusto. Io sono arrivato qui con De Laurentiis: il presidente mi conosce, sa come voglio lavorare e sono certo che sia super contento di quanto abbiamo realizzato. Ma se la proprietà dovesse cambiare, io non finisco in un “pacchetto” compreso nel prezzo. Dovranno esserci discorsi chiari con chi eventualmente arriverà sui programmi e sul modo di lavorare. Perché sul mio metodo non derogo nulla».
Dai tanti gioielli messi in mostra al capitolo rinnovi, Polito sfiora anche il tema mercato. «Il Bari non ha mai messo in vendita nessuno: la società è attenta a spendere, ma non ha mai chiesto elemosina. Gente come Cheddira, Caprile, Morachioli o Benedetti li rimpiange tutta la B e ora fanno gola in A. Ma chi ha detto che andranno via? Magari saliranno con il Bari e potranno mettersi in mostra in A con questa maglia. Così come tanti altri componenti di un gruppo che ha dimostrato quanto vale. I rinnovi? Non possiamo proprio parlarne ora con quanto c’è in ballo. Ma una cosa è certa: sono grato ad ognuno dei “miei” ragazzi e al momento giusto ognuno di loro avrà la mia massima attenzione. Ma ora sanno che il lavoro non è finito…».