di TONIO TONDO
È stata sufficiente una spruzzata di neve per mandare in tilt l’aeroporto di Brindisi. Neanche il «Karol Wojtyla» di Bari è riuscito a salvarsi. Per il sistema pugliese è stata una sconfitta. Voli cancellati, aerei annunciati in arrivo per ore e poi risultati dirottati su altri scali, decolli rinviati per ore. Famiglie in agitazione, informazioni lacunose, voci stridule agli altoparlanti e nessuna spiegazione.
Per centinaia di lavoratori e turisti il 31 dicembre è stata una giornata da incubi. Sveglia prima dell’alba per salire sulla scaletta, partenze frettolose e scoordinate a causa dell’assenza di scambio di informazioni meteo, volteggio per ore degli aerei, nuove destinazioni lontane centinaia di chilometri. E infine il secondo incubo per chi è tornato con i pullman, anche questi bloccati per ore su strade e autostrade. È successo per i malcapitati sui pullman predisposti da Alitalia a Roma: a Lacedonia, tutti a terra.
La retorica della Puglia degli aeroporti che crescono è solo un manifesto di promozione turistica. Una valutazione seria dei servizi, quelli minimi solo come inizio, dà risultati sconfortanti.
Neanche un litro di liquido antigelo è stato utilizzato in modo preventivo ed efficiente, né un chilo di sale speciale. A spalare, poi, solo i volontari potrebbero farlo, il servizio non è neanche previsto, o gli immigrati che ci danno lezione di civismo. Eppure da giorni le nuove star dei media-meteo annunciavano l’arrivo della neve. Che questa volta è arrivata puntualmente. Niente di straordinario, almeno nel Salento. Tanto per intenderci, solo qualche centimetro per una foto di gruppo.
I voli dal Nord erano partiti puntuali. Anche il Basilea-Brindisi. Il Milano-Linate era decollato preciso alle 7. Preciso ma senza informazioni da Brindisi? In Italia ognuno agisce per conto proprio. Di coordinamento neanche a parlarne. Una nevicata diciamo più intensa sull’aeroporto di Casale era prevista attorno alle 8-8.30. Quell’aereo a Milano poteva pur tardare un po’. Neanche per idea, forse a Linate erano convinti che a Brindisi la neve non sarebbe arrivata mai; oppure che noi pugliesi siamo bravissimi ad affrontare le nuove situazioni. La sconfitta, invece, era già scritta, qualche maligno addirittura già alla vigilia aveva messo in giro la voce della Waterloo annunciata a causa della diserzione e dell’incuria. Scarsa visibilità ha sussurrato qualche autorità. Sì, ma per pochi minuti perché alle 9.15-9.30 splendeva il sole. Tanta tensione nell’aeroporto tra le famiglie in attesa, discussioni sull’Italia che crolla e non funziona. Ma soprattutto il ridicolo di quanti preferiscono l’inerzia e l’accidia ormai inestirpabile soprattutto nei servizi pubblici.
Nel sito della società «Aeroporti di Puglia» (Adp) non si fa cenno ai voli cancellati e dirottati, ai disagi e alle lunghe permanenze in aeroporti e corriere. Neanche di scuse c’è traccia. La neve è considerata solo una disgrazia oppure l’occasione propizia per un estraneamento dalla realtà, un volo nella fantasia infantile e un rifugio mentale per il nostro desiderio di dissonanza. Troppo faticoso prepararsi in tempo per prevenire i problemi, troppo arduo organizzare le informazioni, valutarle e mettersi in azione per raggiungere un obiettivo. Meglio abbondonarsi al destino e sperare nella buona sorte.
I passeggeri delle diverse compagnie hanno riferito di essere stati trattati come pacchi. «Abbiamo vissuto 13-15 ore sull’orlo di una crisi di nervi collettiva». Lamezia Terme e Roma Fiumicino gli aeroporti sponda. I giovani hanno cercato di sdrammatizzare. I pullman sono arrivati a Brindisi alle 21. Sedici ore in giro nei cieli e per strade. La Puglia che vuole decollare per ora rimane a terra.
















