Sembra certo. A scuola si rientrerà a settembre. Come e in che condizioni rimane solo in mente dei. L’emergenza epidemiologica porrà una serie di problemi al momento irrisolvibili, già a partire dagli esami di stato. E così se Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl scuola, pensa a caserme o plessi scolastici o sedi degli uffici comunali dove far svolgere le prove, fosse il solo colloquio orale a distanza, altri cercano soluzioni per garantire una giusta valutazione ai maturandi e pensano a quello che avverrà tra 4 mesi. I bambini e gli studenti sono considerati dagli scienziati anche loro potenziali portatori di virus, asintomatici, e nessuno vuole assumersi responsabilità se diventassero inconsapevoli micce per nuovi focolai. I dubbi sono tanti.
I dubbi sono tanti. Chi deciderà il giorno in cui si dovrà tornare a scuola, e quale il calendario scolastico? Sarà il Governo o decideranno le regioni autonomamente? In una scuola nella quale i genitori assicurano ai propri figli salviettine per il bagno, sapone e altri strumenti di prevenzione, chi garantirà la sanificazione degli ambienti, il rispetto dell’igiene: i collaboratori scolastici o le ditte esterne?
A chi toccherà fornire mascherine e guanti e gel igienizzante? Chi pagherà, e con quali risorse, visto che le mascherine chirurgiche possono essere indossate una sola volta, e costano circa 1,50 euro ciascuna? Altro problema irrisolvibile è quello delle aule e del rispetto delle norme anticontagio, una distanza interpersonale che aumenta con il passar dei giorni. In Danimarca hanno previsto due metri di distanza da banco a banco. In Italia nella maggior parte degli istituti questo non è possibile. Bisognerebbe dimezzare il numero degli studenti e raddoppiare quello dei docenti in ogni classe per rispettare il Decreto del Ministro. Gli organici sono rimasti però gli stessi. Come si fa poi a tenere la distanza nei momenti delle uscite e delle entrate? In un istituto ci sono anche mille studenti, se devono rispettare un metro di distanza tra loro quando escono, si formerebbe una coda di un chilometro.
Le ipotesi sul tappeto sono tante: turni in classe tra mattina e pomeriggio, o laddove non fosse possibile, lezioni miste, a scuola e a casa, oltre all'utilizzo del sabato per recuperare la didattica, lasciando il limite settimanale di 24 ore di insegnamento ma ripartite diversamente, con lezioni da quaranta minuti piuttosto che da sessanta. E che dire degli scuolabus e delle mense? La situazione in Puglia non è delle migliori. La diminuzione delle iscrizioni e della popolazione scolastica imponeva il taglio di 822 posti e quindi i docenti sarebbero passati da 45980 a 45158. La Cisl Scuola è stata in prima linea per evitare che ci fosse il taglio di organici in Puglia come in Italia. A livello centrale è intervenuta la segretaria generale Furlan in prima persona per scongiurare il preannunciato taglio di 5008 posti ovvero di circa 2500 classi. ln Puglia il segretario regionale Roberto Calienno ha coinvolto l'Assessore Sebastiano Leo che ha portato il problema in conferenza Stato Regioni.” Il taglio di 822 posti nella nostra regione avrebbe provocato una contrazione di circa 400 classi”, ricorda Calienno.
L'assenza di tagli, ovvero la conferma dell'organico dello scorso anno, consente così di abbassare il rapporto alunni/classe e permette di evitare il funzionamento delle così dette "classi pollaio". Gli 822 posti "salvati" di fatto sono solo un piccolo tesoretto che non elimina la necessità di ricorrere ai supplenti, visto l’alto numero di pensionamenti con quota 100. Manca la ripartizione per ordine di scuola e per regione. Quindi il rischio è il solito valzer di supplenti. Il nuovo contratto è rimasto nel cassetto. Intanto nuove incombenze gravano sui docenti. Il Decreto prevede che “in presenza a seguito dell’emergenza epidemiologica, il personale docente assicura comunque le prestazioni didattiche nelle modalità a distanza, utilizzando strumenti informatici o tecnologici a disposizione”. Devono essere assicurate tutte le attività didattiche compresa la Dad, la didattica a distanza.
Si va verso un mix tra didattica in presenza e didattica a distanza. Le attività laboratoriali delle discipline professionalizzanti, però, non possono essere svolte on line. Pensiamo ai laboratori di meccanica, di chimica, di fisica, di sistemi ed automazione, etc...Da remoto si potrà fare parte delle lezioni teoriche. La didattica a distanza ha vissuto 3 generazioni. La seconda quella del Maestro Manzi si poneva l'obiettivo di alfabetizzare... Ora si vive la terza e si va verso la quarta. Gli alunni diversamente abili hanno bisogno più degli altri della presenza e del contatto diretto con l’insegnante. Basti pensare ai ragazzi autistici che stanno soffrendo tantissimo in questo periodo perchè è stata rivoluzionata la sequenza delle loro azioni. La DAD richiede il forte contributo dei genitori che a settembre potrebbero essere non più in smart working e quindi non più in grado di seguire i propri figli nell’apprendimento da casa. E poi c'è il problema della scarsa diffusione dei dispositivi telematici (in molti casi in famiglia nessuno sa utilizzarli) oltre alla scarsa connessione del territorio. “Andrà tutto bene”, recita lo slogan di questi giorni. Per il prossimo anno scolastico è solo un auspicio. Per il ritorno alla normalità dovremo aspettare il vaccino. Fino ad allora via libera a nuovi metodi di apprendimento e valutazione per una didattica più snella, dinamica e al passo con i tempi.