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Coronavirus, chissà alla fine cosa avremo imparato

 
Tiziana Schiavarelli

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Tiziana Schiavarelli

Chissà  alla fine  cosa avremo imparato

«Questo improvviso arresto della vita fuori, oggi, a quasi un mese dalla completa clausura, mi ha fatto capire ancora di più quanto sono importanti i miei spazi casalinghi»

Sabato 11 Aprile 2020, 15:26

15:27

La mia casa l’ho sempre amata senza farci troppo caso. Ci sto così poco, anche se ho sempre cercato, nel limite del possibile, di condurre una vita regolare, scandita dai classici orari del pranzo e della cena rigorosamente seduti a tavola.
Questo improvviso arresto della vita fuori, oggi, a quasi un mese dalla completa clausura, mi ha fatto capire ancora di più quanto sono importanti i miei spazi casalinghi. Certo sono fortunata ad avere una casa grande, un terrazzo pieno di fiori, alberelli e piante da orto. Spazi dove posso scegliere di stare sola per ore ed ore o preferire la compagnia di Dante, mio compagno di tutto.

Ho avuto conferma di quanto, pur essendo una caciarona nel sangue, amo i silenzi e la solitudine… ovviamente non so fino a quanto però, perché sono un animale di città con tutte le sue luci e i suoi casini.

La mattina mi prendo il tempo che voglio, senza guardare l’orologio e senza più vivere i sensi di colpa di quando mi capitava di non sentirmi super produttiva. Non mi rincorre niente e nessuno. Faccio una colazione che sembra un pranzo. Tra preparazione, consumazione e lettura approfondita dei quotidiani se ne va un’oretta buona.

Poi metto in ordine la casa che deve essere sempre presentabile come se aspettassi ospiti. E non sono più pulizie «sopra sopra», di routine, ma sono mirate alla distruzione di tutte quelle cose inutili che negli anni sono state accumulate. Riempio bustoni di oggetti, di fotografie con le «vedute» delle montagne o dei tramonti sul mare che si scattavano ad ogni viaggio credendo di aver prodotto opere d’arte, quaderni per appunti, penne senza più inchiostro, e decine di altre cose che metto nell’ingresso in attesa che Dante con molta gioia vada a gettare nei cassonetti.


Svuotare, fare spazio mi gratifica molto. Anche io cerco di essere sempre impeccabile. Non mi va di essere sciatta, spettinata e malvestita anche se so che in casa non entrerà nessuno. Ogni tanto cerco la chiacchiera con le mie amiche, con mia sorella, e soprattutto con mio figlio che per un temporaneo incarico di lavoro all’Università si è trasferito negli Stati Uniti. Università che ovviamente adesso è stata chiusa. Cosicché lui, pur continuando a lavorare barricato in casa, è bloccato inutilmente lì senza poter tornare nella sua casa in Francia e condividere questi giorni con la sua compagna… e questo non mi piace affatto. Il mio lavoro è quello che tra i primi ha dovuto fermarsi. Il 29 febbraio abbiamo recitato per l’ultima volta senza immaginare che avremmo dovuto rinunciare a tanti spettacoli e senza stringerci in un abbraccio commosso con gli attori della compagnia per darci l’arrivederci a chissà quando. Forse meglio così. Nel frattempo però, per non dimenticare di essere attori, abbiamo trasformato casa in un set televisivo e come tanti artisti italiani stanno facendo in questi lunghi giorni, dedichiamo molte ore a scrivere, discutere e registrare scene che pubblichiamo sui social.

Un modo per sentirci vicini a chi ci ha sempre seguito nei teatri e che per chissà quanto tempo ancora non ci rivedrà dal vivo. Chissà quanto le nostre vite cambieranno, chissà cosa l’umanità avrà imparato da tutto questo. Spero almeno in un maggiore rispetto per questo piccolo e meraviglioso pianeta su cui siamo capitati.

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