di Enzo Verrengia
Stuprare per emulazione? A casa di Luca Bianchini, l’uomo sospettato per la serie di violenze sessuali nei garage di Roma, abbondavano cassette e Dvd sul tema, oltre a libri erotici e di argomento criminologico. Lo stesso accade quando gli investigatori giungono a casa del serial killer nel film Seven, diretto da David Pincher nel 1995, e a Halle Berry, che scopre di essere l’oggetto feticistico delle brame di un collega in Perfect Stranger, 2007, di James Foley.
Ma l’elenco di analogie tra la finzione cineletteraria e gli episodi della cronaca nera non si esaurisce qui. Al contrario, se ne può partire per rintracciare l’ennesimo esito paradossale di un aforisma di Oscar Wilde: «Non è l’arte che deve imitare la vita, ma la vita che deve imitare l’arte». Quest’ultima, naturalmente, va intesa nella più ampia accezione di tutto quanto sollecita l’immaginario.
E dunque, nel corso del XX secolo e in questo primo scorcio del XXI, il binomio sesso e violenza ha finito per invadere gran parte della produzione destinata al grande pubblico. Con casi eclatanti di cortocircuiti. Negli anni ‘60 imperversarono i delitti di «Diabolich», nome fittizio di un assassino che non poteva non tenere conto del quasi omonimo personaggio a fumetti. Arancia meccanica di Stanley Kubrik, deflagrò nel 1972 sugli schermi di tutto il mondo con l’agghiacciante scena di stupro di gruppo consumato da una banda di teppisti sulla moglie di un attempato scrittore. L’episodio, peraltro, ricalcava l’esperienza di Anthony Burgess, autore del libro da cui era tratto il film. Nel giro di qualche anno, a Roma imperversò la «banda dell’Arancia Meccanica», formata da ex poliziotti e balordi di borgata che assaltavano le dimore dei vip capitolini senza risparmiare stupri e sevizie. Dido Sacchettoni vi si ispirò a sua volta per un libro, Le notti dell’arancia meccanica, trasposto su pellicola da Claudio Calligari con il titolo L’odore della notte, del 1998.
L’emulazione nefasta che scaturiva dal lavoro di Kubrik culminò nel massacro del Circeo. Una torma di pariolini, il 29 settembre 1975, violentò Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, provocando la morte della seconda. Uno dei personaggi più carismatici del gruppo, Angelo Izzo, dopo una condanna, un’evasione e una cattura, reiterò il crimine nella primavera del 2005 violentando e uccidendo la moglie e la figlia di un pregiudicato con il quale aveva rapporti nel carcere di Campobasso.
A volte, poi, il movente sessuale da emulazione non si limita allo stupro, ma va oltre. Il 30 marzo 1981, all’esterno dell’Hilton Hotel di Washington, l’allora presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, viene colpito da uno dei proiettili sparati da John Hinckey jr. Malgrado l’età avanzata, la tempra dell’ex attore tenne benissimo e in breve il Capo dell’Esecutivo guarì dal polmone perforato e poté tornare alla Casa Bianca. Ma l’attenzione dei media, nel frattempo, era tutta per l’assassino. Hinckley, infatti, aveva agito ispirandosi al protagonista del film Taxi Driver, diretto nel 1976 da Martin Scorsese. Chi dimenticherà mai Travis Bickle, il reduce del Vietnam che non riesce a dormire e ottiene di guidare una vettura pubblica a Manhattan? La mente deragliata del giovane sviluppa un’affettuosità morbosa per la raffinata addetta alla campagna elettorale di un politico. Respinto dalla donna, Bickle non trova di meglio che «redimere» una prostituta dodicenne sterminando i suoi sfruttatori. Nel ruolo della ragazzina, una precocissima e stupefacente Jodie Foster. La quale, nella vita reale, veniva brutalmente molestata da Jack Hinckey.
L’attentatore di Reagan aveva cercato di rintracciare la giovanissima attrice in tutto il territorio degli Stati Uniti. Fino alla scoperta, da un articolo su «People», che era iscritta all’università di Yale. Alla fine del 1980 aveva iniziato a scriverle ossessivamente delle lettere. Oggi si chiamerebbe stalking. Arrivò perfino a telefonarle, senza arrendersi all’esplicito rifiuto da parte della Foster. Hinckley, dunque, decise che se avesse guadagnato una popolarità nazionale, lei lo avrebbe preso in cosiderazione perché giunto finalmente allo stesso livello dell’attrice. Il primo obiettivo era stato Jimmy Carter. Poi Hinckley aveva “ripiegato” sul successore, Ronald Reagan. Convinto che la strada era appunto quella di Travis Bickle, che, in Taxi Driver”, cerca di sparare contro un politico di alto rango.
Il rischio di emulazione, perciò, aggiunge incognite a una società così aperta da avere smarrito il proprio senso di profondità ed equilibrio.
Martedì 14 Luglio 2009, 17:19
19 Giugno 2025, 15:23
















