È il giorno del primo sì, all’unanimità della Camera, al reato di «revenge porn», la vendetta porno messa a segno da un ex partner attraverso la diffusione, prevalentemente on line, di video o di foto intime. Chi lo compirà, rischierà fino a sei anni di carcere. È anche il giorno del ritiro, da parte della Lega, dell’emendamento sulla castrazione chimica per chi compie violenze sessuali. Il Movimento 5 Stelle non era d’accordo e, come ha spiegato il ministro Giulia Bongiorno, si è preferito «far andare avanti in maniera compatta il governo». Non molti giorni fa erano stati i 5 Stelle ad abbozzare dando il via libera a un cavallo di battaglia di Matteo Salvini: la riforma della legge sulla legittima difesa. Ma è anche il giorno, anzi, sono i giorni, degli ennesimi allarmi economici. I conti dell’Italia non tornano, come non funzionano reddito di cittadinanza e le pensioni «quota cento»: lo affermano il presidente della Commisione europea, Junker, e il segretario dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), Gurria, ieri a Roma per un incontro col presidente del Consiglio, Conte, convinto invece che il decreto crescita, atteso per la prossima settimana, possa migliorare la situazione
«Il racconto popolare» del governo gialloverde, come è stato definito a Sinistra, spinge ad azzardare un’iperbole suggerita da un antico adagio redazionale, in realtà sempre attuale: per attrarre i lettori bisogna parlare di sesso, sangue e soldi, le mitiche «tre S» spesso evocate ai giovani cronisti dai colleghi più anziani. Dalle «tre S» dei lettori alle «tre S degli elettori». Qualche maligno, critico dell’azione del governo, potrebbe ipotizzare, infatti, che «mutatis mutandis», il governo Lega-5 Stelle, per convincere gli elettori, stia utilizzando le prime due «S», sesso e sangue, o più correttamente, le misure di prevenzione e repressione in questi ambiti, per coprire gli insuccessi nel campo della terza «S», i soldi, intesi ovviamente come conti del Paese. Ora, al di là della valutazione su questa affermazione (una legittima critica o una sciocca boutade), era purtuttavia indispensabile in Italia prendere ulteriori provvedimenti contro la criminalità. Come pure avviare una attività di contrasto contro alcuni reati commessi anche attraverso la facile strada fornita da Internet: tra questi la diffusa, e sino ad ora impunita, «vendetta porno» che ha portato anche a tragici fatti di cronaca come il suicidio di Tiziana Cantone. Se sul reato di «revenge porn» tutti sono stati d’accordo, sull’ampliamento del concetto di legittima difesa il via libera è stato più controverso. Ma il governo, soprattutto la parte a trazione leghista, ha saputo cavalcare il sentimento generale e ha ottenuto il via libera sui due provvedimenti.
Il bilancio sui risultati del governo si complica però quando si parla della terza «S», i soldi. La Lega aveva puntato tutto su «flat tax» (tassazione piatta) e riforma della legge Fornero sulle pensioni. Il Movimento 5 Stelle aveva invece scommesso sul reddito di cittadinanza che tanti consensi gli ha portato in cabina elettorale. La «flat tax» è ancora di là da venire, sono arrivati, invece, sia pure ridimensionati, reddito di cittadinanza e «quota cento». Ovviamente, aspettarsi risultati considerevoli a breve giro di posta sarebbe da sconsiderati. Però, molti economisti dubitano che mai ci saranno questi risultati. Forse gli esperti sono dei gufi, come dal governo li chiama qualcuno, ma il quadro generale dell’economia, anche per ragioni che travalicano le eventuali colpe italiane, di sicuro non lascia molto spazio all’ottimismo.
Ed è qui che torna il sospetto-insinuazione. Ma non è che «menare il torrone» su argomenti, pure importanti, ma comunque secondari, serva solo a spostare il tiro dai problemi vitali dell’Italia: conti economici e sostenibilità dei progetti sbandierati, ma difficilmente attuabili, tipo appunto la flat tax?
Il tempo dirà se questa accusa lanciata dai detrattori del governo sia fondata o meno. Per ora portiamo a casa il reato di «revenge porn». Sarà poco, ma è comunque un risultato. Come è comunque un dato di fatto l’allargamento, pur non da tutti condiviso, delle maglie della legittima difesa.