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Dall’Esclavage ai migranti

 
Gennaro Picinni

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Gennaro Picinni

Dall’Esclavage ai migranti

«Attraverso le varie Compagnie delle Indie l’esclavage a Mauritius fu praticato inizialmente dalla Francia, mediante razzìe compiute sulle coste dell’Africa Nera e relativa deportazione nelle piantagioni»

Martedì 18 Settembre 2018, 15:09

Un poco conosciuto aforisma di Charles de Secondat baron de Brède et de Montesquieu (1689-1755) ineguagliabile «maître à penser», suonava - «I popoli d’Europa, avendo sterminato i popoli d’America, hanno dovuto mettere in schiavitù quelli d’Africa per dissodare quelle terre». Dalla rotta Atlantica mi sposto nell’Oceano Indiano e precisamente a Mauritius, perché per una trentina d’anni lì ci ho passato il mese di gennaio, stregato dalla barriera corallina. Dal primo mattino al tramonto, come un forzato del mare su quella lingua di sabbia di Flic-en-Flac. Mai fatto tour, per vivere l’isola leggevo i due quotidiani locali, «L’Express» e «Le Mauricien» con le loro grandi e piccole cronache. Il 1° febbraio a Mautitius si celebrano le manifestazioni sull’Esclavage concentrate su «Le Morne», la montagna dove si rifugiavano gli schiavi che riuscivano a fuggire dalle piantagioni di canna da zucchero. Scoperta dai Portoghesi e ceduta agli Olandesi (donde la denominazione) l’Isola divenne poi colonia francese per passare infine all’Inghilterra dopo la caduta di Napoleone.

Attraverso le varie Compagnie delle Indie l’esclavage a Mauritius fu praticato inizialmente dalla Francia, mediante razzìe compiute sulle coste dell’Africa Nera e relativa deportazione nelle piantagioni. La Chiesa protestante negava che i negri avessero un’anima mentre quella cattolica li battezzava con lungimiranza, tant’è che dopo l’abolizione dell’esclavage i loro discendenti andarono ad ingrossare nel mondo il numero dei credenti di colore. Jean-Baptiste Colbert, ministro delle Finanze di Luigi XIV, si premurò addirittura di stilare il «Code Noir», altrimenti detto «Code Colbert», nel quale all’articolo 18 (sic!) era specificato che «gli schiavi non avevano diritto a nessuna paga», condannati a lavorare dall’alba al tramonto nelle piantagioni fino a morirci dentro. Spesso ad essi era applicata una museruola affinché non avessero a mangiare la parte più tenera della canne à sucre. Sempre seguendo le celebrazioni su L’Express appresi l’ultima bravata compiuta dagli inglesi, quando Mauritius era ancora una loro colonia. Si trattava dell’Arcipelago delle Isole «Chagos», altrimenti dette «Diego Garcia», altrimenti dette «Oil Islands» per via dell’olio di cocco ivi prodotto, abitate da circa 10 mila nativi e appartenenti alla stessa giurisdizione geopolitica mauriziana.

Ebbene nel 1968, a fronte di una forte richiesta d’indipendenza, Londra pretese in cambio la deportazione forzata (e concessa a denti stretti) di quei felici «créol» (pare che le Oil Islands siano le più incantevoli dell’Oceano Indiano) nell’inferno di una bidonville a ridosso della capitale Port Louis, con la promessa non mantenuta di sostenere la loro integrazione nella vita dell’Isola. Il tutto a causa di una proficua vendita agli Stati Uniti che nell’Arcipelago hanno installato una base strategica di grandissima importanza e tutt’ora top secret. Oggi come oggi però le cose sono un po’ cambiate giacché dall’era della schiavitù siamo passati a quella del «Miraggio» con effetto «Fata Morgana». Stivati volontariamente come sardine nelle navi negriere d’antan, non si può sottacere l’arrivo qui a Bari del «Vlora» con 20 mila albanesi «traviati» dalla televisione e sbarcati su suolo italiano pensando di «farci l’America», con indosso un jeans e una t-shirt di cotone magari coltivato nel Mississippi già dissodato a suo tempo dagli schiavi.

Stesso discorso oggi vale per i migranti dall’Africa (sia economici che politici) i quali attraverso i media (alla televisione si sono aggiunti i computer e gli smartphone) pensano di «farci» (se non l’America) almeno «l’Europa». Il tutto (pagando si intende) per un posto sui gommoni, stipati anch’essi come sardine e avendo come rotta primaria l’Italia. Tralascio il permissivismo dei governi targati PD ed il braccio di ferro messo in atto oggi da Salvini (che poi fa finta di solidarizzare con chi parla di schiavitù in un campo di pomodori) non conoscendo la tragica storia del vero Esclavage - da Code Noir - nelle sterminate piantagioni di quella canna che doveva rendere «dolce» la vita al resto del mondo in barba alla barbabietola.
Se l’aforisma di Montesquieu conteneva una buona dose di nonsense (o di macabro humor fate voi) mi chiedo, prendendo a modello il football «che tutto il mondo affratella»: fra quanto tempo avremo una Nazionale, metti Francese, nella quale i Bleus saranno tutti Neri?

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