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Una lezione da non disperdere

Una lezione da non disperdere

Adriano Olivetti

L'imprenditore illuminato ha una sua storia in Basilicata

Federico Pirro

26 Settembre 2018

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Adriano Olivetti, il mitico imprenditore illuminato alla guida di quella che con lui divenne una delle maggiori aziende mondiali nel campo dell’elettronica - investita poi da un pesante declino all’indomani della sua improvvisa scomparsa - nel 1948 aveva fondato a Torino il Movimento Comunità, tentando di coniugare gli orientamenti del pensiero socialista con quelli della cultura liberale più avanzata. Una delle linee guida del Movimento puntava alla pianificazione dell’economia integrandola con quella del territorio e così Olivetti, divenuto nel frattempo presidente dell’Istituto nazionale di urbanistica, chiamò a raccolta famosi architetti e insigni uomini di cultura impegnandoli fra l’altro - nell’ambito della politica meridionalistica che il Governo aveva promosso con l’avvio della riforma agraria e l’istituzione della Cassa per il Mezzogiorno - in complessi interventi di studio e di rigenerazione socioeconomica nel Sud.

Più in particolare si lavorò ad analizzare la città e l’agro di Matera, i cui Sassi con il loro drammatico degrado avevano causato com’è noto allo stesso De Gasperi in visita alla città un vero schock, tanto da indurlo, di ritorno a Roma, ad imprimere una fortissima accelerazione all’approvazione dei provvedimenti prima ricordati per il riscatto del Mezzogiorno, approvati nel corso del 1950. Olivetti, nell’ambito delle iniziative finanziate dal Piano Marshall, e tramite la Commissione per lo studio della città e l’agro di Matera, mobilitò studiosi americani come ad esempio Frederic Friedmann e George Peck che avviarono lo studio della realtà contadina e dell’area urbana interessata dalla presenza dei Sassi.

Nel 1951 il Centro Studi per l’edilizia del Cnr accolse il programma dell’Unrra casa per l’edificazione di alloggi in favore di coloro che avrebbero potuto così abbandonare i Sassi, ed il progetto per il nuovo Borgo La Martella venne assegnato ad architetti già famosi, fra i quali Federico Gorio e Ludovico Quaroni: l’obiettivo dei progettisti era che La Martella rappresentasse “una completa opera di urbanizzazione della campagna, con effetti dirompenti sia sulla staticità sociale dei Sassi che nei confronti dell’assetto agricolo.”

Compiuto così un primo sfollamento del Rione con il trasferimento di suoi abitanti nelle abitazioni del nuovo Borgo, la sua direzione tecnica e socio-economica venne tuttavia trasferita dall’Unrra all’Ente della riforma fondiaria, e così si affievolì in gran parte lo smalto iniziale del progetto olivettiano di rigenerazione urbana, realizzato in parte in una campagna, a sua volta bonificata e modernizzata dall’azione della riforma agraria.

Ma dopo quella prima esperienza l’attività del Movimento continuò intensa nella regione, contribuendo sotto il profilo culturale e politico alla sua modernizzazione con la nascita della rivista Basilicata, i cui redattori presentarono ai loro lettori un ambizioso progetto politico-culturale che puntava a formare nei cittadini una coscienza comunitaria meridionalista. Il Centro Comunità di Matera - che univa e guidava altri centri sorti in diversi paesi lucani - diventò soggetto politico, conseguendo buone affermazioni alle elezioni amministrative del 1956 che avevano visto lo stesso Adriano Olivetti partecipare attivamente alla campagna elettorale. E così, nel contesto di un diffuso “entusiasmo civico” generato dalle battaglie per lo sviluppo delle comunità locali sostenute dalla nuova prestigiosa rivista, si realizzarono anche nel Potentino diverse esperienze di promozione economica dei territori e fra queste merita menzione quella di Guardia Perticara, in provincia di Potenza ove un gruppo di giovani costituì una cooperativa impegnata a coltivare un vasto demanio comunale.

Il successo arriso alle amministrative del 1956 indusse Olivetti – la cui attenzione alla crescita del Mezzogiorno lo avrebbe portato ad insediare uno stabilimento della Olivetti a Pozzuoli - a presentare pure in Basilicata liste alle elezioni politiche del 1958 i cui risultati, però, furono al di sotto delle sue attese, se è vero che solo lui venne eletto deputato. Proprio nel momento in cui era sembrato che il Movimento Comunità stesse raggiungendo il punto più alto di un consenso popolare che si sperava duraturo, proprio da allora invece iniziò una fase di lento logoramento che si sarebbe poi drammaticamente accentuato con l’improvvisa scomparsa del suo fondatore.

Si può allora definire la sua, in Basilicata, un’esperienza feconda ma in realtà abbastanza effimera ? Certo, come tale potrebbe apparire considerando i vasti consensi inizialmente acquisiti, ma anche il rapido declino seguito alla sua morte; ma sarebbe ingeneroso, a nostro avviso, circoscrivere nel perimetro dell’irrilevanza il significato degli appassionati esperimenti in quella regione di promozione sociale, economica e politica di Adriano Olivetti che con coraggio illuministico aveva cercato di contribuire alla modernizzazione del Paese, del Mezzogiorno e di una terra come quella lucana segnata da secolari e inumane povertà.

Per tale motivo allora la lezione del magistero civile di Olivetti non dovrà in alcun modo andare dispersa, continuando a rappresentare anche oggi e per il futuro - pur con i suoi tratti a volte utopici ma sicuramente fascinosi - un punto di riferimento ineludibile per tutti coloro che si battono con impegno per il pieno rilancio nel contesto europeo dell’Italia meridionale e di una splendida regione coma la Basilicata.

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