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Il fascino discreto del modello lucano

Il fascino discreto del modello lucano

Dolomiti lucane

Terra di contrasti, la Basilicata è provvista di una attrazione particolare

Giuseppe De Tomaso

25 Settembre 2018

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Per decenni dire Basilicata significava riferirsi al Sud del Sud. Chi avesse dubbi in merito, potrebbe rintracciare sul web le puntate di Raistoria sulla regione che ha dato i natali al poeta latino Orazio (65 avanti Cristo- 27 dopo Cristo) e allo storico Giustino Fortunato (1848-1932), forse il più lucido analista di sempre della questione meridionale. La Basilicata era davvero un mondo a parte, quelle tele-immagini davano, e danno tuttora, forza espressiva alla narrazione che sviluppò il grande Carlo Levi (1902-1975), lucano di pelle, anche se non di nascita.

Se c’è una regione che ha saputo archiviare quelle cartoline di arretratezza e fatalismo, questa è la Basilicata, i cui contrasti si sono trasformati nel suo più stuzzicante biglietto da visita. I contrasti lucani si spalmano coast to coast, direbbe l’interprete eponimo Rocco Papaleo, che alla sua terra d’origine ha regalato un film picaresco, arguto e profondo. Terra e mare, anzi mari (due). Monti e spiagge. Petrolio e aglianico. Maratea e Federico II. Matera e Potenza. Scotellaro e Nitti. Filobaresità e filonapoletanità. Turismo di classe e pendolarismo di massa. Olivettismo e superstizionismo. Fca e migrazione (attiva e passiva) Clientele e modernità. Vastità di territorio e scarsità di abitanti. Capitale della cultura 2019 e infrastrutture dell’anno Mille.

La Gazzetta del Mezzogiorno è grata assai alla splendida Basilicata. È grata assai perché le storie di contrasti sono le più eccitanti da raccontare. È grata assai perché, da decenni, i lucani sentono la Gazzetta come il loro quotidiano, come il loro megafono su Roma e su tutti i centri decisionali.

Emilio Colombo (1920-2013) è la personalità politica più significativa della recente storia lucana. Merito suo l’approdo del dossier Basilicata sui tavoli più influenti, nel secondo dopoguerra. Merito suo l’ingaggio di Alcide De Gasperi (1881-1954) come leader operativo della squadra dei meridionalisti che darà vita all’Intervento Straordinario, alla (celebrata e vilipesa) Cassa per il Mezzogiorno. Merito suo la realizzazione della statale Basentana tra i due estremi della regione, anche se i benefìci della superstrada vengono spesso frustrati da lavori in corso a tempo indeterminato. Merito di Colombo anche l’arrivo di alcune iniziative industriali che hanno interrotto l’atavico ruralismo borghese (fondato sulla rendita più che sulla redditività) dimostrando che un altro modello di sviluppo è possibile.

Ecco. Ma senza un quotidiano pluriregionale come la Gazzetta, anche il pressing di un big come Colombo non avrebbe trovato l’altoparlante giusto per farsi ascoltare e farsi rispondere laddove si può. La Gazzetta era ed è sindacato di territorio per la Puglia e la Basilicata. E lo sarà ancora, perché il patto che unisce i lettori e il loro giornale è di quelli indissolubili, come i matrimoni di una volta.

La Basilicata ha un fascino particolare. Solo una regione provvista di un’attrazione speciale poteva indurre il mitico Giuseppe Garibaldi (1807-1882), che lucano non era, a candidarsi alla Camera nel collegio di Corleto Perticara. Solo una regione da laboratorio come la Basilicata poteva suggerire a un capitano visionario come Adriano Olivetti (1901-1960) di sperimentare, sempre nella zona di Corleto, la sua idea di comunitarismo sociale e produttivo. Progetto assai ambizioso e per certi versi utopistico, irrealistico, quello di Olivetti, ma la Basilicata si prestava e si presta ai voli pindarici tra vecchio e nuovo, tra sentimento e ragione, tra aratro e sonde petrolifere.

La Basilicata deve avere e conservare un fascino particolare se il gruppo industriale (Fiat) più cospicuo dello Stivale l’ha scelta come sede del suo stabilimento più avanzato, e se la famiglia (Ferrero) più ricca della nazione l’ha individuata come sito ideale, nel Sud, per un suo investimento collaterale alla leggendaria Nutella.

La Basilicata deve esprimere una potenzialità forse sottostimata se un fuoriclasse dei conti e del management come Sergio Marchionne (1952-2018) ha concentrato su Melfi la confezione delle auto più redditizie del Gruppo Fca. Oggi Melfi vuol dire anche Jeep. E dire Jeep significa indicare un modello trendy, che al guidatore dà soddisfazioni su strada, al produttore dà gioia sui listini di Borsa e ai lavoratori lucani garanzie di tenuta occupazionale.

E poi Basilicata è sinonimo di energia, energia petrolifera ed energia ambientale, due concetti in teoria incompatibili, ma nei fatti condannati a marciare insieme. Non ci può essere sviluppo senza energia, compresa quella di tipo tradizionale, ma non ci può essere energia a danno dell’ecosistema. Ne sono convinti un po’ tutti, meno forse gli spiriti radicali che si combattono dai due fronti.

Sotto questo aspetto, il Padreterno si è dimostrato più generoso del solito nel dotare il sottosuolo lucano di una risorsa da sfruttare con intelligenza e razionalità.

Peccato che la classe dirigente locale (non solo il ceto politico) non sia spesso all’altezza delle nuove sfide. Ma è un limite, questo, che riguarda l’intera Penisola, non soltanto la Basilicata. Basterebbe rinunciare a un veto su una pratica burocratica da approvare per ridare più slancio a idee e iniziative, e per convincere i giovani più promettenti che la terra promessa non si trova solo oltre confine, e che Industria 4.0 può funzionare anche tra Lagonegro e Ferrandina.

La Basilicata dispone delle sue «Dolomiti», anche se non dispone di una perla come quella che impreziosisce le Dolomiti alpine: il colosso Luxottica, insieme con l’intero distretto dell’occhialeria.

Doveva essere questa il vero obiettivo dell’Intervento Straordinario, partito dai Sassi di Matera e arenatosi a metà strada: l’obiettivo di creare sviluppo, mettendo a frutto un’idea e un finanziamento.

Mezzo vuoto o mezzo pieno il bicchiere lucano? Forse è mezzo pieno, specie se si considera il punto di partenza. quello che scioccò De Gasperi. E qualche merito pensa di rivendicarlo anche la Gazzetta, che alla Basilicata dedica da tanti anni un giornale nel giornale.

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