C’è un filo invisibile che unisce la voce di Lea Gavino alle immagini che ha portato sullo schermo. È la stessa intensità che l’ha resa una delle giovani attrici più amate della sua generazione — da Skam Italia a L’Ombra di Caravaggio — e ora pronta a mostrarsi in una veste nuova, più intima e autentica. Da ieri 10 ottobre, infatti, sono disponibili «Mondo Fiorito» e «Figli», i due brani che segnano il suo debutto musicale con LaTarma Records (in distribuzione ADA Music Italy). Due canzoni, due anime: un viaggio sonoro che nasce tra le note del pianoforte e si trasforma in una confessione sincera, quasi sussurrata. «Per me la musica è un giardino segreto – racconta Lea – qualcosa che ho sempre custodito in silenzio. Ora ho deciso di aprirlo, di lasciare che il mondo entri e possa camminare tra i miei fiori». «Mondo Fiorito», anche in rotazione radiofonica, è prodotta da Valerio Smordoni, ed è una ballata sospesa nel tempo, storia di un amore incompiuto. «Figli», prodotta da Golden Years, racconta l'affetto puro, quello tra fratelli, una dedica in musica al fratello Damiano, anche lui attore affermato.
Lea, la musica sembra essere una passione che la accompagna da tempo. Cosa è successo dentro di lei per decidere finalmente di condividerla?
«È vero, scrivo da quando avevo 18 anni. Ma ho sempre cercato di tenere questa parte di me molto intima. Faccio già un lavoro molto pubblico, quello dell’attrice, la musica era il mio spazio privato. Poi qualche tempo fa ho cambiato casa e mi sono resa conto che mi mancava il pianoforte che avevo sempre avuto dai miei genitori. Ne ho comprato uno nuovo e da quel momento ho iniziato a scrivere tantissimo. Se prima la musica era un modo per raccontare la mia tristezza, ora è diventata anche il mio modo per raccontare la felicità. È diventata più leggera, più viva. Così ho pensato: se mi fa stare così bene, perché non condividerla?
«Mondo Fiorito» nasce da un amore incompiuto. C’è una parte autobiografica?
«In quasi tutto ciò che scrivo c’è una parte di me, o qualcosa che ho vissuto attraverso gli altri. In questo caso è una storia reale, un amore sospeso. Ho cercato di portare nella musica quella sensazione di pace e di sospensione che resta quando un sentimento non può andare avanti, ma continua comunque a vivere dentro di te».
In «Figli» invece racconta l’amore familiare. Cosa l'ha spinta a scrivere una canzone per suo fratello?
«“Figli” è nata in modo naturale, quasi da sola. Non mi metto mai al pianoforte pensando “ora scrivo di questo”. Suono, trovo un giro di accordi che mi colpisce, e da lì le parole arrivano da sole, come se fossero al servizio della melodia. La prima frase detta un po’ tutto, e il resto scorre. Solo dopo capisco davvero il significato. È come se la musica parlasse prima di me».
Cosa unisce secondo lei il percorso da attrice e quello da cantautrice?
«Il filo rosso, credo, sono io. I miei interessi, le mie emozioni, la mia necessità di esprimermi. Ogni momento della vita chiama un’espressione diversa: a volte è la recitazione, a volte è la musica. Per restare in equilibrio emotivo, devo raccontare. Il modo in cui lo faccio cambia, ma il bisogno è lo stesso».
Cosa ascolta Lea Gavino?
«Davvero di tutto. Forse sono un po’ “anzianotta” nei gusti. Amo Lucio Dalla, Lucio Battisti e Mogol. Poi ci sono i Fleetwood Mac, Bob Dylan, Joan Baez. Mi piace molto il country folk, ma anche il cantautorato italiano. Credo che le canzoni che restano siano quelle che raccontano la verità, e io cerco sempre quella verità, anche quando scrivo».
Guardando al futuro, dove vorrebbe che questo percorso la portasse, cosa si augura?
«Spero di restare autentica. Ho la fortuna di essere circondata da persone che percepiscono la musica con il mio stesso sguardo, che tengono molto alla sincerità. Quindi mi auguro di continuare così, senza mai perdere il mio modo di essere».