A vent’anni dalla sua pubblicazione, «Ballate per Piccole Iene», uno degli album simbolo del rock italiano, esce oggi in ristampa speciale e torna a risuonare sui palchi con la stessa potenza e urgenza che lo ha reso leggendario. Per celebrare al meglio questo anniversario, Manuel Agnelli ha deciso di riunire la storica formazione degli Afterhours che nel 2005 diede vita al disco: Andrea Viti al basso, Dario Ciffo a chitarra e violino, e Giorgio Prette alla batteria. Una reunion speciale, pensata non solo come omaggio a un’opera centrale nella musica italiana, ma come vero e proprio atto di resistenza culturale contro la superficialità e l’omologazione dell’industria musicale.
Il tour partirà ufficialmente il 26 giugno e toccherà diverse città italiane, tra cui Locorotondo, l’8 agosto per il Locus Festival, dove il palco di Masseria Ferragnano ospiterà un rituale rock che guarda indietro con orgoglio e in avanti con fiducia. Già, perché come lo stesso Agnelli ha spiegato incontrando la stampa in vista di questo maestoso progetto, ogni tappa sarà anche un’occasione per dare visibilità alla nuova scena musicale emergente italiana. Per quanto riguarda la Puglia, le due band selezionate per aprire il concerto, sono i Vidage, e i tarantini Per Asperax.
«Noi abbiamo iniziato come “disturbatori” in un’Italia che non era quella di oggi - racconta Agnelli - andavamo sul palco travestiti da bambine con le gambe pelose e le treccine, a suonare cose molto pesanti per i tempi. Volevamo provocare non per il gusto di fare, ma perché mancava nella musica italiana questa attitudine».
Il disco che esce oggi, rimasterizzato da Giovanni Versari con la supervisione dello stesso Agnelli, non è un semplice restyling, ma una vera reinterpretazione sonora che esalta la tridimensionalità e la visceralità del suono originario. Il lavoro di mastering ha infatti portato a una nuova resa delle voci, più presenti e intense, chitarre più taglienti e una sezione ritmica ancora più coinvolgente. «Il pubblico all’epoca ha cominciato a riempire i locali e a cantare le canzoni in coro. All'inizio è stato fantastico, una magia dopo anni di gavetta, di topi di fogna e dopo avere preso la scabbia due volte - questo per far capire dove vivevamo. Però l'apprezzamento è diventato celebrazione ed è iniziato il periodo del disorientamento». Ogni formato del disco include un poster celebrativo con le quattro copertine originali, scattate da Guido Harari con l’artwork firmato da Thomas Berloffa.
Illustrando il progetto «Carne Fresca, Suoni dal Futuro», questo il nome completo, arriva ancora una volta il tagliente giudizio sulla scena musicale attuale, senza peli sulla lingua: «L’atmosfera di oggi nella musica è negativa rispetto agli anni '90 - continua Agnelli - dove c'era comunque un'energia che ti spingeva verso l’alto. Oggi c’è un materialismo cosmico e un egoismo pazzesco. Al primo disco ti mandano a fare San Siro e poi si esplode. Sono stufo, voglio tornare all’essenza. In nome dei numeri si sono fatte delle cose tremende. Ma questa è una generazione che rifiuta anche queste logiche. Ciò che stiamo facendo è cercare di dare una mano a quella che sarà la prossima scena, la prossima wave, e che prenderà posto di quella attuale». E annuncia un accordo con l’ etichetta e società di management Woodworm: «Viviamo in un'industria musicale che va nella direzione della performatività, una dimensione che trovo soffocante, ma vogliamo far vedere che ci sono possibilità diverse. Daremo a questi artisti un percorso discografico, ma con i loro tempi», conferma insieme a Marco Gallorini, socio fondatore.
Ultimo segmento dell’incontro dedicato alla decisione di abbandonare la giuria di XFactor (al suo posto è subentrato Francesco Gabbani): «Non ho lasciato perché è scaduto il contratto, né per questioni di soldi. La cifra era così alta che nessuno poteva permettersi di rinunciare. È stata una scelta. Non sputo sul piatto dove ho mangiato e che mi ha permesso di fare tante cose, prima fra tutte di essere me stesso ed entrare in mezzo alla gente, diventando un personaggio, cosa che facevo fatica a fare prima. Ho cercato di portare un punto di vista in mezzo ad altri ed ero lì per dire ai ragazzi che avevano una possibilità. Ma la tv ti fossilizza, ti fa diventare un personaggio. E io non volevo più. Così ho pensato che dovevo prendere coraggio e lasciare».