«Endless», senza fine, è l’aggettivo che racchiude l’amore per la musica di Veronica Rudian. La pianista ligure, che affonda le sue radici familiari in Puglia, esce oggi su tutti gli store con il terzo lavoro discografico dal titolo «Endless». Autoprodotto e distribuito da Digital Noises di Giuseppe Fisicaro, l’album, come spiega l’autrice, «rivela il mio essere. Sono io che mi metto a nudo con la mia interiorità. Ed attraverso i pezzi dell’album molto probabilmente esterno pulsazioni dentro le quali ogni ascoltatore potrà riconoscersi».
Dopo aver attraversato il mondo dell’ambiente nel precedente disco «Il Viaggio», segnato da influenze jazz, etniche e nordiche, oggi la 34enne tira fuori un’altra sua anima musicale esplorata dal nuovo lavoro di composizione, indole che mostra sin da giovanissima dopo la sua formazione classica all’Accademia Pianistica Chopin del maestro Marian Mika. «Endless» nei suoi 24 minuti totali è attraversato da un ibrido sonoro caratterizzato da pop melodico e sfumature rock. «Nel pianoforte ho messo le influenze di più generi che amo. Un esempio è il doppio pezzo Horus/Mirrors, con la summa di due brani che si fanno ascoltare per intero. È come accade in American Idiot dei Green Day dove il singolo Holiday si unisce come preludio a Boulevard of Broken Dreams. Io non avendo la chitarra di Billie Joe, emetto l’energia elettrica attraverso il pedale del piano» spiega, anticipando l’anima del nuovo progetto: un totale di sei brani, che tirano fuori il talento di un’artista in connessione con il mondo.
Dalla sua Bordighera, dov’è nata e vive, Veronica vede il mare ed è contaminata dall’ossigeno dell’esotico Giardino Pallanca, dalla storica Villa Margherita che fu dimora dell’omonima regina e dalla residenziale Villa Garnier che fu costruita dall’architetto padre dell’Opéra de Paris Charles Garnier. Dalla sua «Autoritratto», sentimento ondivago tra classica e contemporanea, alle «Farfalle» dall’incedere leggero della natura; dalla melanconica e struggente «Stardust» alla vibrazione esistenziale racchiusa dentro «Silence». La nuova opera di Rudian è un mondo abitato dal suo pianoforte, con il quale nei mesi scorsi è approdata alle finali dell’European Music Contest. Cosa c’è oltre l’orizzonte della musicista che porta nella memoria l’amore del trisnonno scoppiato in mare tra Bisceglie e Patrasso? «Due miei brani rivisitati, con l’integrazione di un’orchestra d’archi e di una band, più un pezzo in piano e voce» rivela.