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Musica davanti e «dietro» al palco: i primi dieci anni della pugliese XO La Factory

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

Musica davanti e «dietro» al palco: i primi dieci anni della pugliese XO La Factory

Una realtà nata sull'asse Lecce-Verona ai tempi di MySpace: Giuseppe Gioia, uno dei fondatori, racconta alla «Gazzetta» i progetti e il bilancio di questo sogno diventato realtà

Giovedì 28 Marzo 2024, 15:49

Si chiama «10 anni di XO» la compilation che esce sabato 30 marzo per festeggiare i primi dieci anni di vita di XO La Factory, una realtà nata lungo l’asse Puglia-Veneto, Verona-Lecce, da due musicisti che avevano il sogno di accudire, custodire e proporre musica buona. In un decennio il catalogo di XO La Factory vanta circa sessanta produzioni tra dischi, EP e singoli di band e musicisti sparsi per tutto lo stivale e oltre. «Non ci siamo limitati a produrre musica, abbiamo da sempre cercato di supportare i nostri artisti dal punto di vista dei concerti organizzando tour, assistendoli nel management e nell’ufficio stampa. Abbiamo organizzato alcune edizioni del nostro piccolo festival, abbiamo fatto tutto quello che ci sembrava giusto con il nostro spirito del tutto personale, magari naif, non impeccabile dal punto di vista del marketing, dei social, ma vero, reale, passionale e pulsante».

E in questa compilation selezionano dieci canzoni, una per anno: «Non è stato facile, non abbiamo seguito un criterio cronologico, di genere, di regione o provenienza ma, come sempre, abbiamo cercato di creare qualcosa che fosse godibile, prima di tutto per noi e poi per il nostro pubblico. Questa compilation è il racconto di quello che siamo stati, da dove siamo partiti, quello che volevamo diventare e quello che siamo diventati; non sappiamo se siamo dei vincitori o dei perdenti, non sappiamo se abbiamo sbagliato tutto o qualcosa, ma abbiamo cercato di allargare le nostre prospettive e i nostri orizzonti perché, “questo è poesia”». Giuseppe Gioia, una delle menti di XO La Factory, racconta qualcosa in più dei loro progetti.

Cos'è XO La Factory, come nasce e cosa fa oggi?

«Nasce come collettivo indipendente musicale da un sogno mio e di Mario Vallenari, due musicisti che finita l'avventura sul palco hanno pensato che forse avevano qualcosa da regalare ad altri colleghi passando dietro le quinte. Siamo partiti facendo tanto booking per artisti provenienti da ogni parte d'Italia e non solo, poi abbiamo iniziato a produrre dischi, fare ufficio stampa, management, direzioni artistiche e organizzare i nostri festival. Oggi siamo una realtà che è etichetta discografica, publishing, booking, management e ufficio stampa, siamo come una grande famiglia con una casa che è un porto di mare dove ogni giorno gente arriva, condivide, lascia e prende qualcosa mentre noi diventiamo vecchietti ma non smettiamo di sognare».

Dieci anni; cosa ricorda dei primissimi momenti, quali erano gli obiettivi e le ambizioni?
«Ricordo tante prime volte emozionanti: i bollini Siae della nostra prima produzione discografica, il corriere che scarica una serie di scatoloni dei primi dischi stampati e che aspetti gelosamente, il primo palco importante con un nostro artista, i primi attestati di stima, i primi festival con nostri artisti, io che tengo workshop a tanti chilometri da casa per parlare di musica indipendente in alcuni festival. Tutte queste prime volte sono raccolte in un diario dei ricordi e parallelamente le ambizioni e gli obiettivi crescevano in maniera parallela, quello che un anno prima sembrava irraggiungibile diventava possibile e allora osavi di più, e se funzionava esplodeva la gioia, l'emozione, la vita.
C'è stato un momento in cui ha capito che stava diventando qualcosa di sempre più concreto?
«Da quando ho iniziato questa avventura ho ripetuto sempre a chi mi stava accanto che avevo due obiettivi, o meglio due sogni che mi porto dietro fin da bambino: arrivare sul palco del Primo Maggio di Roma e su quello del Festival di Sanremo, non so perchè ma per me hanno sempre significato tanto. Ecco, quando con Walter Celi nel 2019 sul palco del Primo Maggio di Roma ci siamo arrivati, ricordo che dietro le quinte mi tremavano le gambe, e quando nel cordone riservato alla stampa ho sentito il boato del pubblico alla fine della sua esibizione mi sono detto da solo a voce alta "Ce l'abbiamo fatta, uno è andato!"».
Quale l'incontro fondamentale, quello per cui è grato e che ricorda con più affetto?
«L'incontro fondamentale resta quello con Mario, mio socio ed amico in questa pazzia. In realtà quello con Mario è un doppio incontro: ci siamo conosciuti telematicamente negli anni di MySpace: io scrivevo di musica e mi trovai a recensire il disco della sua band, da quel momento siamo rimasti legati per le uscite discografiche, poi tutto questo è diventato qualcosa di più ed è nata XO. A questo primo incontro virtuale è seguito quello reale: abbiamo fatto tante cose insieme, fidandoci di quella voce che sentivamo dall'altra parte della cornetta, senza esserci mai visti, una roba impensabile magari per molti, poi un bel giorno, dopo diversi anni, ci siamo visti davvero ed è stato una sorta di secondo incontro. Avrei potuto citarti l'incontro con artisti, manager o altro ma non avrebbe avuto senso, credo che sia questo l'incontro più importante della storia di XO».
Qual è il vostro valore aggiunto, il punto di forza?
«Da sempre abbiamo cercato di avere uno sguardo aperto, non solo al mondo discografico, ma anche a quello di booking, publishing e altri aspetti considerandoli sempre come parti di un tutto, sempre pronti alla contaminazione. Credo che sia questo il nostro punto di forza: pensare di unire diverse componenti e per farlo avere in squadra diverse risorse umane che possano dare il loro contributo».

E ora quali i prossimi progetti?
«Ci sono delle uscite discografiche già programmate e delle cose in cantiere su cui stiamo ragionando e altre sorprese per i festeggiamenti del nostro anniversario che non si fermano con l'uscita della compilation ma continueranno nei prossimi mesi, ma questo lo scoprirete se avrete la pazienza e la voglia di continuare a seguirci».
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