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Dal Salento l'urlo di Ballaròck: «Torniamo sul palco per farvi ballare, la voglia di vivere vinca la paura»

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

Dal Salento l'urlo di Ballaròck: «Torniamo sul palco per farvi ballare, la voglia di vivere vinca la paura»

Le parole dei due dj Filippiakos e Streaker: un punto sulla situazione, tra pandemia e riaperture, e tanta speranza per i progetti futuri

Lunedì 28 Febbraio 2022, 12:13

Che la pandemia abbia messo in stand-by le esistenze è sotto gli occhi di tutti. Ma è altrettanto evidente che negli ultimi due anni ci siano stati settori più colpiti di altri dalle conseguenze che il Covid ha portato. Uno su tutti quello del mondo dello spettacolo, dell'intrattenimento, considerato troppo spesso «superfluo», quasi non degno di considerazione, prima ancora che di sostegni. Di questa situazione, dell'apparente e difficile ripresa, e del futuro del comparto abbiamo parlato con i salentini Filippiakos (Filippo) e Streaker (Gabriele), dj e menti di Ballaròck, il più grande rock party in circolazione. Chi ha partecipato anche a uno solo degli eventi di questa realtà tutta made in Salento, sa che la miscela esplosiva di brani rock'n roll, punk, grunge, indie, dark, selezionati regala emozioni indimenticabili, tanto che il format ha aperto e chiuso concerti nazionali e internazionali, dividendo il palco con Skunk Anansie, Placebo, Chemical Brothers, Prodigy, Lou Reed, Iggy Pop, Kaiser Chiefs e molti altri.

Partiamo dall'attualità: la pandemia sembra in declino, complice anche la bella stagione. Si torna a ballare e a fare musica. Secondo voi è un fuoco di paglia o finalmente possiamo ipotizzare che non ci saranno più chiusure?

«Non abbiamo purtroppo la sfera magica o le competenze per dirlo, ma certamente con i vaccini e l'attenuarsi del virus si apre un grosso spiraglio. Lo abbiamo capito anche dalla conferma di grossi concerti rock e tour mondiali in tutto il mondo. Il prossimo inverno magari sarà ancora un po' a rischio, ma nelle altre stagioni si potrà tornare alla vita di prima. Ora bisogna capire come reagirà la gente e quanta voglia avrà di assembrarsi, di stare insieme e in mezzo alla folla, esattamente come ad un grande evento rock, che è sempre stato il fulcro delle nostre serate».

Parliamo di "fuoco di paglia" perché in questi due anni abbiamo assistito a una continua fisarmonica di decisioni, tra restrizioni e riaperture, che hanno colpito alcuni settori più di altri. Secondo voi perché il comparto dell'intrattenimento è stato trattato così, e quali "ingiustizie" avete riscontrato?

«Certamente vedere stadi semi-pieni, eventi politici e religiosi con gente accalcata ci ha mortificato e fatto riflettere. Noi siamo fra i pochissimi fermi da due anni. Nessun organizzatore ha voluto rischiare, considerata la tipologia e la quantità di gente che Ballaròck muove per ogni evento. La pandemia è stato un fatto inaspettato che ha colto di sorpresa chiunque. Non è colpa di nessuno. Ora però vogliamo lasciarci alle spalle questo periodo nefasto e tornare a vivere».

Una domanda quasi banale: come avete fatto a sopravvivere? Avete ricevuto sussidi?

«Nulla di nulla. I settori del turismo e dello spettacolo sono stati letteralmente messi in ginocchio. Fortunatamente sia io che Gabriele abbiamo due professioni al di fuori della musica, che ci hanno permesso di tirare avanti nel frattempo».

Confrontandovi anche con altri colleghi del settore, secondo voi quale sarebbe dovuto essere lo scenario ideale, la gestione del vostro comparto?

«Purtroppo a parte un malcontento generale, nessuno fra noi e i nostri colleghi - più o meno blasonati - ha avanzato proposte. Questo dipende dall'evoluzione troppo veloce e incostante di questa pandemia. Viviamo tutti alla giornata. Non spetta a noi trovare delle soluzioni, ci limitiamo a rispettare le regole. È arrivato però il momento di tornare a farci lavorare, almeno quando i numeri dei contagi lo permettono».

Oggi si spera di ripartire definitivamente. Quali sono i vostri programmi e progetti per il futuro imminente?

«Abbiamo tantissime richieste. La nostra agenzia è stata contattata perfino da Albania e Austria per portare il nostro format a Tirana e Innsbruck. C'è tanta voglia di ripartire. Magari per Pasqua si muove qualcosa. Teniamo le dita incrociate».

Qualcos'altro da aggiungere?

«Solo una cosa ci chiediamo e ci spaventa un po'. Come reagirà la gente? Quanti avranno voglia di tornare a stare insieme? A pogare nella folla? La paura psicologica di questo virus e del contatto umano - senza il quale Ballaròck è impossibile - rischia di fare più danni del virus stesso. Questa è l'unica domanda che ci facciamo. Noi speriamo che ogni evento sia sold-out come in passato. Speriamo che sia la voglia di vita a prevalere sulla paura».

Un'ultima domanda un po' "romantica", dal momento che chi scrive è grande amante della musica che proponete, ed è una domanda per Filippo: ho avuto modo di leggere i tuoi "sfoghi" social durante i periodi più bui di questi ultimi due anni. Hai avuto qualche canzone in particolare che ti ha aiutato e che vuoi condividere con i nostri lettori?

«Nel 2020 mi ha aiutato la musica classica, almeno per quanto mi riguarda. Il silenzio surreale del lockdown è stata purtroppo la colonna sonora di questi due anni da dimenticare. Jack Johnson e l'indie folk mi hanno rilassato e restituito un po' di leggerezza e positività. Ora che stiamo per tornare sul palco invece... Limp Bizkit e Tool a palla... Almeno in questi giorni! Ad ogni modo la canzone che ho sentito più "mia" in questo periodo è "Right where it belongs" dei Nine inch Nails».

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