«Tribù urbana», nuovo disco per Ermal Meta: «Nasce per essere cantato a squarciagola sotto il palco»
NEWS DALLA SEZIONE
i più visti della sezione
NEWS DALLE PROVINCE
i più letti
L'intervista
Enrica Simonetti
17 Gennaio 2021
«Il segreto è arrivare agli 80... dopo è una passeggiata», diceva Dino Risi. E la battuta sembra augurale anche per la Camerata Musicale Barese, che festeggia le sue ottanta stagioni in un periodo non certo facile, in cui la voglia di ripartenza si scontra con la voglia di moltiplicarsi del virus. Il direttore generale Rocco De Venuto studia da tempo con il direttore artistico Giovanni Antonioni gli interventi che racconteranno la lunga storia dell’ascoltare musica a Bari.
De Venuto, partiamo dagli 80 anni. Un traguardo che cade a cavallo tra le chiusure dei teatri e la voglia di rinascita.
«Gli ottant’anni della Camerata Barese rappresentano un primato quasi ineguagliabile nei nostri giorni. Certo, 80 anni sono ormai un’età facilmente raggiungibile dalla popolazione, ma diventano difficilmente realizzabili tra le istituzioni per i vari problemi che incombono sulla nostra quotidianità. È certamente un traguardo che evidenzia diversi eccellenti significati, tutti di primaria importanza: innanzitutto il pubblico, gli associati, ai quali va tutta la nostra riconoscenza».
Luoghi, volti... com’è cambiata la Camerata negli anni? E quali iniziative per l’anniversario?
«Facendo una rapida corsa attraverso il tempo ed i 79 Cartelloni, la Camerata è passata dagli anni della Sala Giuseppina, al Circolo Unione (1949 – 1962) a quelli del Teatro Piccinni (1963 – 1978) fino agli anni del Petruzzelli dal 1977 in poi con tanti, tantissimi teatri esauriti che hanno fatto storia. Altro significato è quello delle nostre 3.300 manifestazioni, per la maggior parte celebrate con i maggiori artisti del firmamento della musica e danza. Com’è noto, quasi tutti i Grandi hanno calcato la nostra scena, così come tantissimi giovani di particolari e belle speranze e tutti hanno, in modo determinante, contribuito a offrire la migliore formazione musicale a diverse generazioni. Stiamo definendo diverse iniziative, soprattutto a favore dei giovani, per le quali ci piacerebbe coinvolgere l’intera città e magari tutta la regione, al termine della terribile crisi pandemica».
E la Stagione?
«Il programma della Stagione, che doveva essere in corso d’opera, è stato pubblicato, presentato a tutto il pubblico fin dalla fine del lockdown dello scorso mese di giugno. Si è tenuta al Teatro Petruzzelli, con posti distanziati, l’inaugurazione con una serata dedicata a Federico Fellini, con l’Orchestra della Magna Grecia diretta dal nostro bravo direttore Piero Romano e con la vocalist Karima; poi siamo ripiombati nell’inaspettata chiusura dei luoghi di pubblico spettacolo, bloccando di fatto la programmazione della Stagione che - voglio chiarire - non è affatto cancellata. Il programma artistico è come un treno che si è fermato alla prima stazione pronto però a ripartire per riprendere il suo naturale percorso».
Gli appuntamenti: conferme e rimborsi.
«Ad oggi, sono confermati gli appuntamenti con gli artisti presenti in cartellone e relativi programmi, compresi gli appuntamenti fuori abbonamento; cambieranno inevitabilmente le date che comunicheremo appena in grado; a tal proposito dobbiamo noi tutti della Camerata ringraziare il Sovrintendente del Petruzzelli Massimo Biscardi che ha sempre assicurato alla Camerata ogni possibile disponibilità nella rimodulazione del nuovo calendario. Circa i rimborsi, sono pochissime le richieste in tal senso e tra le poche, alla luce delle disposizioni vigenti abbiamo provveduto ad offrire voucher utilizzabili in ben 18 mesi; molti di questi sono ritornati per prenotare un posto… senza data per l’evento inizialmente prescelto».
Come vede il 2021 del mondo dello spettacolo e quale il suo sogno?
«Inevitabilmente lo vedo solo in parte compromesso, ma alla luce di quanto leggiamo e udiamo tante volte al giorno sono davvero fiducioso nella ripartenza, magari con la moderazione e le cautele del caso perché non dobbiamo e non possiamo cancellare il Teatro, la Cultura, ogni forma di spettacolo. Sogno ogni tanto ad occhi aperti… di essere alla fine del primo atto de La Bella Addormentata, dove tutti sono andati a dormire ma, finalmente, dopo il risveglio del secondo atto arriva il tripudio del terzo atto, in cui tutti rifioriremo nuovamente con la grande energia che Stravinsky e Nijinsky immortalarono perfettamente nella Sagra della Primavera».
Virus permettendo, quale lo spettacolo che attende intensamente?
«Tutti gli spettacoli in cartellone segnano un’attesa intensa e a tratti tormentosa ma, per varie ragioni legate a diverse vicende della nostra esistenza, attendo con comprensibile ansia che si levi il sipario su tanti Grandi, tra cui diversi amici di una vita: Salvatore Accardo, Gino Paoli, Danilo Rea e tantissimi altri, uno per tutti il famoso Ivo Pogorelich».
Di questi lunghi 80 anni c’è un ricordo che le sta più a cuore?
«Tanti. Inizio da mio padre che mi raccontava della Stagione del 1953, quando in tre concerti consecutivi si succedettero Wilhelm Backhaus, Walter Gieseking ed Edwin Fischer, vere mondiali del pianoforte di tutti i tempi. Poi in una data difficile per il teatro, era il 2 novembre 1957, un indimenticabile recital di Arthur Rubinstein (il sommo pianista dei pianisti) in un Petruzzelli affollato da quattromila persone e, dulcis in fundo, il Corpo di Ballo ed Orchestra del Teatro Bol’shoj per la prima volta in Puglia che, forte di 250 anime tra danzatori, solisti, professori di orchestra, direttori tecnici e personale di palcoscenico invase la città per offrire tre recite di Giselle applaudite da oltre 11.000 spettatori. Fu l’ultimo grande evento della Camerata al Petruzzelli prima del terribile incendio: era il 1°, 2 e 3 giugno 1991».
LE RUBRICHE
Lascia il tuo commento
Condividi le tue opinioni su