Erica Mou canta «Soldi» di Mahmood con «inserti» in barese: il risultato fa impazzire il web
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MUSICA
ugo sbisà
27 Luglio 2020
È possibile immaginare una rassegna estiva che non faccia ricorso ai «soliti» nomi stranieri? E si può ipotizzare che quanto è accaduto quest’anno in una condizione di emergenza possa ripetersi anche dopo il ritorno alla normalità, magari prevedendo un giusto bilanciamento tra divismo e qualità? A giudicare dagli esiti delle appena concluse «Notti in Jazz» della Camerata sembra proprio di sì. Ed anzi, c’è da aggiungere che avere come interlocutori musicisti non necessariamente locali, ma almeno italiani, facilità quelle progettualità che in genere i grandi d’Oltreoceano rifuggono o, tutt’al più, prendono in considerazione solo alla condizione di venire pagati tanto oro quanto pesano.
La riflessione è inevitabile alla luce dell’ottimo risultato - di qualità e di pubblico - ottenuto da Roberto Ottaviano con l’omaggio a Ornette Coleman portato in scena a capo degli Harmolodians, che oltretutto ha avuto anche il merito di offrire una ribalta prestigiosa ad alcuni dei migliori laureati in musica jazz al Conservatorio «Piccinni». Ma non da meno è stato anche il recital conclusivo tenuto al Palace di Bari dal pianista Nico Maziliano, a sua volta docente - al pari di Ottaviano - negli stessi corsi dell’Istituto barese. Un collegamento, quello con il Conservatorio, che dovrebbe essere sempre più stretto e non solo per il jazz, proprio per legare maggiormente le sue eccellenze - docenti e studenti - al tessuto culturale della città. E che non può esaurirsi nella sola - pur pregiata - attività concertistica prodotta dallo stesso Istituto.
Una strada da seguire allora, anzi, sulla quale proseguire con ostinazione e che in campo jazzistico potrebbe auspicabilmente veder nascere progetti da rilanciare sia nei circuiti regionali, sia in quelli nazionali, a conferma del livello di eccellenza ormai raggiunto dalla cosiddetta «scuola pugliese».
Tornando a Marziliano, malgrado la scelta non propriamente felice del sabato sera, che a fine luglio basterebbe da sola a penalizzare chiunque, il concerto è stato seguito da una platea che - a prescindere dalla pur necessaria tristezza del distanziamento - ne ha apprezzato i virtuosismi solistici, sostenendo con entusiasmo ogni singola esecuzione. Da Someday My Prince Will Come a Like Someone in Love da Hackensack a Reflections, Marziliano ha affrontato la scaletta della serata con la consueta eleganza stilistica, tratteggiando ogni singolo brano in modo sempre intelligente e con un gustoso understatement musicale che appare come la logica conseguenza di un carattere schivo, ma non per questo remissivo.
Applausi meritati per una musica che non smette mai di svelare novità inattese anche a fronte delle melodie più note.
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