L’architettura e la suggestione, il dramma e l’acceso lirismo. C’è sempre, in queste caratteristiche di fondo che segnano la musica di Antonio Vivaldi (1678-1741), l’acuta valorizzazione del timbro strumentale, in una poetica che parte dal barocco per costruire un’«arcadia» musicale senza pari. Sarà dedicato al «Prete rosso» più famoso della storia della musica il prossimo concerto organizzato dalla Fondazione Petruzzelli: dopo Sergej Krylov toccherà a un altro grande violinista - il palermitano Fabio Biondi - guidare l’Orchestra d’archi del Petruzzelli, in un impaginato incentrato interamente su Vivaldi.
Si parte domenica 19 luglio alle 19,30 (e in replica il 20, 21 e 22 luglio allo stesso orario) in un concerto in cui Biondi sarà solista e direttore: in programma la Sinfonia dall’opera Griselda, il Concerto per violino RV357, il Concerto per archi in sol minore RV152, il Concerto per violino in Fa Maggiore RV284, e le Sinfonie da Bajazet e Ercole sul Termodonte. I biglietti hanno il prezzo simbolico di 5 euro (1 euro per gli abbonati alla lirica o concertistica 2020) e sono in vendita esclusivamente on line su vivaticket.it. I congiunti potranno sedersi vicini e l’ordine di posto sarà assegnato dal personale di sala.
Quanto a Biondi, Accademico di Santa Cecilia, nel 2015 gli è stato conferito il titolo di Officier des Arts et des Lettres dal Ministero di Cultura francese; nel 2018, la laurea honoris causa in musicologia dall’Università di Palermo. Violinista e direttore di grande pregio, in Puglia si è esibito più volte tra Lecce e Martina Franca (al Festival della Valle d’Itria), ma questa sarà la sua prima volta a Bari e al Petruzzelli.
«È curioso - spiega il violinista -, ma è così. Non vedo l’ora di suonare e dirigere in un bellissimo teatro come questo».
Lei è uno specialista del barocco. Come è nato questo programma vivaldiano?
«Dovendo dirigere un’orchestra d’archi, la musica di Vivaldi è perfetta, oltre ad essere un richiamo sempre forte e stimolante. I brani sono popolari e allo stesso tempo molto attrattivi».
Le tre Sinfonie tratte dalle rispettive opere non si sentono spesso nelle sale da concerto.
«È vero, il revival operistico vivaldiano è iniziato solo vent’anni fa. Sono brani che hanno la struttura classica di una Sinfonia per archi: tre tempi, con il secondo - l’adagio - sempre molto ispirato e affascinante. Appartengono a periodi diversi della vita di Vivaldi: Griselda è un’opera della grande maturità, mentre Ercole sul Termodonte designa il suo grande successo a Roma negli anni ‘20 del ‘700».
E poi i Concerti per violino: quelli di Vivaldi sono un punto di partenza o di arrivo per un violinista?
«Vivaldi rappresenta una tappa del violinismo imprescindibile: è stato colui che per primo nel ‘700 si è avvicinato a questo strumento in maniera narcisistica ed esemplare. Con uno straordinario sfoggio di italianità virtuosa. Trovo che sia un punto di partenza ed arrivo allo stesso tempo: nel luogo comune passa per essere un autore “facile”, ma non lo è per niente, se pensiamo al fraseggio e al virtuosismo richiesto».
Quale violino suonerà a Bari?
«Un “Gennaro Gagliano” del 1768, appartenuto al mio maestro, il grande violinista siciliano Salvatore Cicero: bellezza di suono straordinaria, brillante e sopranile».