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Tra bossa nova, swing, e ironia: esce il primo album dei Colfischiosenza

 
Livio Costarella

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Livio Costarella

Tra bossa nova, swing, ironia e sogni da... Nobel

Generi e teatro che si fondono con la musica: ecco il lavoro della band pugliese

Lunedì 11 Maggio 2020, 11:22

Sperano in un Premio Nobel, ma restano umili. Perché la semplicità, diceva Charles Bukowski, «è il segreto di sempre, per una verità profonda, per fare qualsiasi cosa si faccia: per scrivere, per dipingere». Ed anche per fare musica - aggiungiamo - come dimostra la band pugliese dei «Colfischiosenza», formata da cinque ottimi musicisti che da otto anni porgono il proprio talento al servizio della musica, con i cromosomi del cantautorato.

Sono i putignanesi Francesco Bianco (chitarra e voce, nonché autore di testi e musica) e Massimo Bonuccelli (contrabbasso), i castellanesi Andrea Campanella (clarinetto e sax) e Stefano Scagliuso (pianoforte), e l’«infiltrato» materano Francesco Rondinone (batteria). Hanno appena pubblicato il loro primo Ep - intitolato «Anelo al Nobel», edito da Stranamente Music, con le collaborazioni dei musicisti Maurizio Lampugnani, Franco Angiulo e Francesco Amodio -, composto da cinque brani in esclusiva su Spotify. «Cinque tracce originali - spiegano -, altrettante storie ed emozioni raccontate da cinque musicisti. Un percorso nato dall’esigenza di esprimere qualcosa di vero, ironico, sensuale, e a volte strampalato. Varie forme di amore, attraverso strani personaggi che faranno sorridere, riflettere, sognare. E in cui ci si può riconoscere».

Dopo avere per anni riletto con gusto, ironia e un pizzico di bonaria cialtroneria i brani di molti cantautori italiani (da Buscaglione a Conte, da Capossela a Iannacci, da Modugno ad Arbore), i «Colfischiosenza» frullano adesso i loro inediti con svariati ingredienti musicali: swing, bossa nova, tango, milonga, samba, rumba, e tanto altro. «Persino il cha cha cha - precisano - con un DNA latino che ci portiamo dentro. Non ci discostiamo mai dalla caratteristica italianità, fatta di poesia, storie da raccontare, sentimenti non corrisposti, amore e tanta ironia. La “canzone all’italiana” non è solo quella del bel canto (che ha le proprie radici nella lirica prima, e nella musica napoletana poi), ma è anche una grande realtà che ha attinto con decisione da armonie e ritmi distanti dalla tradizione italiana ed europea».

E allora ecco servito un Ep con cinque brani molto diversi tra loro, con testi che rappresentano piccole sceneggiature del cuore. Col fischio o senza, tra leggerezza e sostanza. «Il brano Jessica è una sorta di Buscaglione al contario - proseguono -, lui fa teatralmente il duro, noi siamo gli sfigati: chi non ha perso una donna che ama? Il ritorno di Antoine è un omaggio a modo nostro a Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, utilizzando la modalità in luogo della tonalità, per rendere tutto più cantautoriale. Diva è una presa in giro del mondo del divismo, con riferimenti alla banda e all’opera lirica che “scadono” nel tico tico: la protagonista è una donna rinchiusa nel corpo di un uomo.

Infine Anelo al Nobel è un elogio della semplicità, che ci rappresenta molto da vicino, mentre Fango nelle scarpe è una particolare milonga che sfiora il samba. I nostri riferimenti letterari vanno da John Fante a Bukowski, in una sorta di attaccamento alle cose terrene e non troppo metafisiche. Per emozionare chi ci ascolta, come cantava De André ne Il suonatore Jones: “Suonare ti tocca per tutta la vita, e ti piace lasciarti ascoltare”».

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