Sabato 06 Settembre 2025 | 09:23

Medimex, Patti Smith: «Assurdo che a Taranto si produca l’acciaio vicino alle cozze»

 
Alessandro Salvatore

Reporter:

Alessandro Salvatore

Medimex, Patti Smith: «Assurdo che a Taranto si produca l’acciaio vicino alle cozze»

La sacerdotessa del rock si è raccontata davanti alla platea dell’Aula Magna dell’Università

Domenica 09 Giugno 2019, 13:17

«Taranto è una città bella che ha grande energia. La sua luce è fascinosa. Non ha solo industria pesante, ed è assurdo, infatti, che si produca acciaio assieme all’allevamento dei mitili. Avete delle cose che vanno conservate, abbracciate. Dovete volere bene al posto in cui siete e penso vi meritiate un applauso». I versi sono di Patti Smith. La sua è poesia sociale che autografa per la terra jonica, la cui anima nostalgica, attratta dalla sacerdotessa del rock, è rappresentata dall’aula magna dell’Università ricolma di entusiasmo.

Il merito di godere della cantautrice e poetessa statunitense è del festival «Medimex», che stasera chiude il suo show proprio con la performance di Smith sulla Rotonda. L’antipasto del «live», inedito a Taranto, avviene il giorno prima nell’intervista pubblica realizzata per il cartellone di Puglia Sounds dal critico Ernesto Assante. La prima domanda all’artista con l’anima giovane, a dispetto dei 72 anni, punta al significato della musica: «Per me la musica è Jimi Hendrix. Per me la musica sono i bambini, le risate. La musica è viaggiare. Essere in un posto come questo con voi».

Dalla composizione di canzoni alla creazione di libri, che svelano l’altra vena di Patti. L’autrice ammette: «Io ho sempre pensato di essere una poetessa e non una performer. È stata la musica, con la carica del pubblico, che mi è venuta incontro, facendomi diventare un’artista. Ma c’è una differenza tra versi e brani - commenta il personaggio di Chicago - perché la poesia è mistero intimo, che si scrive principalmente per se stessi. Mentre le canzoni sono una cosa importante per gli altri, appartengono ad un linguaggio universale». La penna di Smith sta per uscire nuovamente allo scoperto. Il prossimo 24 settembre arriverà in libreria la nuova fatica Year of the monkey (L’anno della scimmia), «che sarà una riflessione sull’invecchiamento ed il cambiamento del panorama politico americano». La scrittrice, infatti, sottolinea come negli Usa di Trump, «la libertà di pensiero sia in pericolo. Ma il dovere del mondo intellettuale è perseverare nella coltivazione della verità. A riguardo - evidenzia l’artista - un terreno fertile è la musica con la sua denuncia. Tale arma è indispensabile in uno Stato, come l’America, dove il suo Presidente attua una trivellazione selvaggia». Il pensiero ambientalista trova conforto nel coraggio di Greta Thunberg, «una ragazza che è una luce in una generazione che paga gli errori fatti da noi genitori». L’autocritica spinge la cantante a parlare della sua figlia trentaduenne Jessica (avuta da Fred Smith, chitarrista del gruppo MC5 Sonic) «anche lei attivista dell’ambiente - dice la mamma - che come il fratello Jackson è una musicista, suona il piano ed il basso e domani - oggi ndr - sarà con me sul palco di Taranto ad accompagnarmi con la band».

Per cogliere la forza di Patti Smith bisogna scavare nella sua gioventù. Lo dice lei stessa, facendo nuovamente outing biografico. Figlia di una cameriera con ambizioni di cantante e di un operaio (non a caso il suo primo pezzo del 1974 si chiama Piss Factory, La Fabbrica di piscio), quando da Chicago si trasferisce a New York a metà degli anni ‘60, incontra la sua ispirazione, il fotografo Robert Mapplethorpe. «L’ho conosciuto a vent’anni. Dall’amicizia è sbocciata una relazione, che mi ha fatto comprendere come la fatica nella vita solitamente paga. Robert - confessa Patti - mi ha dato le fondamenta dell’essere artista. Ancora adesso, dietro i suoi consigli, mi sveglio alle 5 e dedico tre ore a me stessa, per coltivare la mia anima e cercare di produrre qualcosa di buono».

La condivisione generazionale è alla base della celebrità per Smith. «All’epoca - racconta - a New York respiravo la vita con artisti come Bob Dylan, Janis Joplin e Gregory Corso. Avevamo tutti la stessa età, eravamo dei personaggi, ma che non nutrivano la celebrità dell’egocentrismo odierno. Eravamo per le cose semplici. Vestivamo e pensavamo le stesse cose. Tutti uniti, per l’ambiente e contro le differenze. Quella umanità è stata la mia università».

Patti Smith dona ossigeno ad una città occlusa come Taranto. Il suo pubblico è fatto di più carte d’identità. Mariti e mogli oltre i «cinquanta» con le copie dei suoi dischi da farsi griffare. Giovani in riflessione, catturati da parole formative. Quelle dell’artista americana, nel contesto del «Medimex», firmano una puntata epica. Un incontro in cui la visionaria del rock invita Taranto a prenderla per mano, «mentre il sole tramonta. Loro non possono toccarti ora. Prendi la mia mano mentre il sole tramonta, perché la notte appartiene agli amanti». Così l’artista canta con il pubblico Because the night. Ed è una pioggia di applausi. Sembrano caduti dal cielo.

(foto Todaro)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)