Svelate sui social le foto del palco della Notte della Taranta, in vista del concertone del prossimo 24 agosto. Con il ritorno, dopo undici anni, di Massimo Bray, direttore generale dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani oltre che presidente della Fondazione per il libro, già Ministro della Cultura e Assessore alla Cultura e al Turismo della Regione Puglia, al vertice della Fondazione La Notte della Taranta, e dopo Mimmo Paladino, torna a Melpignano, sul palco del Concertone conclusivo del festival più grande d’Italia giunto alla sua 27esima edizione, anche la grande arte contemporanea italiana.
Come, in realtà, accadrà la sera del 24 agosto, con le cancellature speciali che Emilio Isgrò ha realizzato per l’occasione. Nel segno della consolidata amicizia tra il leccese Bray e l’artista siciliano (nato a Barcellona Pozzo di Gotto nel 1935), «della comune eredità di Federico di Svevia», del fecondo rapporto con la città e i leccesi (le mostre e la Laurea Honoris Causa conferitagli dall’Accademia di Belle Arti nel 2018) e nella volontà di testimoniare quello che, a suo dire, «è indubbiamente un atto di rifondazione del festival», che, quest’anno ha indicato la responsabilità come suo tema essenziale.
A ben guardare un topos costante nella molteplice operatività di Isgrò, al tempo stesso artista, autore teatrale, regista, poeta e giornalista, e, proprio come tale, legato all’uso della parola e al suo duplice e costante muoversi tra immagine e significato, come ben visibile già nella Poesia Volkswagen del 1964, nel successivo superamento che furono i trentotto volumi del Cristo cancellatore (1968) in una necessaria riflessione sull’identità e nelle sette tele verticali di Dichiaro di non essere Emilio Isgrò (1971) in un’ulteriore negazione/cancellazione dell’identità. Rammentando che il tratto nero, bianco o rosso con cui l’amico Emilio copre le parole, lasciandone alcune, vuol essere la riaffermazione della parola non più leggibile («cancello per non dimenticare», ci ha detto più volte), riconoscendo alla cancellazione lo status di linguaggio. E sollecitando, per il suo tramite, una riflessione sulla funzione sociale e pedagogica dell’arte e degli artisti, come testimoniano i ventinove testi del Codice Civile e Penale, Colui che sono cancellando in rosso le leggi razziali del 1938, e il recente Non uccidere realizzato con Mario Botta per i 75 anni della Costituzione della Repubblica Italiana, muovendosi sempre tra riferimenti e simboli.
Qual è La Notte della Taranta «uno dei segni più efficaci e potenti della rinascita di un Sud che vuole produrre cultura tutelando le tradizioni» –sono sue parole-, e quali sono appunto le due copertine a sua firma (l’una con il logo dell’evento su fondo antracite con cancellazioni in giallo, rosso e nero, l’altra su fondo bianco con cancellazioni in rosso) che aprono il visual di Galattico in quella che, come ci è stato detto, vuole essere «un’esplorazione di linguaggi visivi e di percorsi che si dipanano dalle tradizioni popolari per trovare nuove strade nello spazio e nel tempo». Quelli stessi che Emilio Isgrò percorre da molto tempo.