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Corato ha una Typo-piazza multicolor: l'iniziativa #sciucuàlab

 
Graziana Capurso

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Graziana Capurso

Si tratta di un'impresa di #UrbanismoTattico, ossia dare un nuovo valore alla Piazza Caduti di Via Fani

Giovedì 17 Marzo 2022, 20:00

18 Marzo 2022, 14:37

BARI - Corato cambia volto e si arricchisce di una piazza interamente dipinta a mano. L'iniziativa realizzata da un collettivo di giovani studenti capitanato da Daniele Geniale ha reso plastica l'idea di arte urbana: «Abbiamo condiviso all'unisono 3 valori: il gioco, la partecipazione e l'appartenenza. L'abbiamo fatto in occasione di #sciucuàlab, progetto di rigenerazione sociale e urbana delle periferie della città, organizzato dall'Assessora alla Qualità urbana Antonella Varesano, all'assessore alle politiche sociali Felice Addario, diretto dalle architette Rossella Ferorelli e Antonella Marlene Milano», spiega Geniale.

«Con l'aiuto prezioso di Roberto D'Introno, Corato Open Space, Michele Stellacci e Feliciana Sibilano siamo riusciti in un'impresa di #UrbanismoTattico, dare un nuovo valore a Piazza Caduti di Via Fani. Per questo ho scelto di lavorare con le studentesse e gli studenti, del Liceo artistico Federico II - Corato, coordinati dalla professoressa Rosanna Quatela. Credo che una piazza per rivivere o per assumere nuovo valore per la cittadinanza deve essere lo specchio di tutte le generazioni».

Il progetto si struttura così: «Abbiamo diviso i tre ambienti della stessa piazza pensando ai più piccoli che nel gioco possono sperimentare ciò che si troveranno a fare da grandi nella società che li aspetta, mentre i più giovani cominciano ad interessarsi alla partecipazione, ad essere gli attori di quello che lasceranno ai più piccoli e che colgono dai più adulti. In un percorso intergenerazionale, così facendo, si sperimentano le appartenenze, le relazioni di comunità, il vero senso del vivere sociale. Abbiamo dipinto una Typo-piazza, una piazza tipografica in cui la diversità dei caratteri che giocano tra loro possa essere un'immagine di integrazione, e possa stimolare alla partecipazione, coltivando così il senso di appartenenza sintetizzato nella frase di Giorgio Gaber "L'appartenenza è avere gli altri dentro di sè". In questo periodo se tutti sentissimo di appartenere ad un'unica comunità non ci sogneremmo di attaccare nessuno, non useremmo nè prepotenza nè sopruso, perchè le guerre sarebbero intese come guerre a se stessi», conclude. 

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