Acciuga, Acciuga, è lei, è proprio lei, è tornato a trovarci? Il prete ortodosso vestito di un saio un po’ sbrindellato e con una gran barba grigia e fluente fino al petto ha visto il signor Acciuga seduto su una panchina fatta con un asse di legno innestato tra due olivi.
Come sia arrivato sin lì, in un luogo così ripido e scosceso, è difficile da dire.
Soprattutto se si pensa che i suoi piedi-pinne non sono adatti alle salite e tendono a scivolare di lato gocciolando sudori marini.
Però lì in fondo luccica l’Egeo ed è un mare per il quale il signor Acciuga ha un debole e quando può lo raggiunge di volta in volta in modi avventurosi.
Il signor Acciuga annuisce con gli occhi; ha il gran naso affilato come una prua un po’ arrossato e la cresta di capelli e squame arruffata.
Su quell’isola greca sorge il monastero che il suo amico cura come uno scrigno, dove i lampadari le candele, i tappeti, le icone lanciano messaggi nel mondo d’intorno, a voler dire qualcosa che non va detto a parole, ma solo a tratti e per allusioni, cantando.
Le scarpe del signor Acciuga fanno mostra di sé sotto uno degli ulivi; se l’è tolte per dare respiro ai piedi e anche perché d’estate quando gli vien voglia di fare un bagno ha bisogno di un meticoloso rito di destrutturazione.
Di solito lo fa in solitudine, ma l’arrivo dell’amico prete ortodosso può tornare utile per fare piccoli lavoretti al corpo che da soli si fanno con maggiore fatica.
Il primo consiste nel togliersi i piedi, distinguendo la pelle dalle squame, lasciando finalmente respirare le pinne.
Il secondo consiste nel togliersi il naso, perché è così grande e bucato che il rischio è d’affondare quando l’acqua del mare si versa attraverso le sue grotte-narici all’interno del corpo.
Poi è il turno dei capelli, da districare da mettere a stendere su un ramo d’olivo perché si asciughino una buona volta e siano poi pronti alla bisogna quando è necessario ripartire.
Il mare il signor Acciuga può attraversalo anche vestito di tutto punto, ma questo avviene quando qualcosa o qualcuno lo chiama all’osservazione al soccorso allo stare pronti ad accogliere.
Ma se il mare è una scelta che viene dal cuore del signor Acciuga; se si tratta del suo amato mare Egeo; e se la Grecia lo richiama alle origini; allora è tutto diverso; allora il suo essere anfibio deve retrocedere verso la dimensione del pesce che è stato; quel pesce che un giorno fu pescato dal prete ortodosso che adesso gli sta accanto, seduto come lui sulla panchina tra gli olivi e che lo guarda e lo aiuta spingendolo verso il battesimo dell’estate, del lasciarsi perdere, dell’andare senza meta, dello spossessarsi di ogni molecola di sé.
Una volta compiuta l’opera di smontaggio, il signor Acciuga e il prete ortodosso raggiungono il monastero che sta lassù e dove anche l’onda più alta e schiaffeggiante non può raggiungerlo.
Cosa si dicano i due e se si dicano qualcosa non è possibile testimoniare, non solo per l’eventuale lingua usata, ma soprattutto perché c’è in loro una tale intimità che qualsiasi cosa si fa linguaggio e parla come una stella o come una triglia rossa o come una nuvola.
Lassù c’è un’altra panchina ad aspettarli; è poco fuori all’uscio del monastero; ed è stata messa dall’amico prete proprio in onore di Acciuga.
Da lassù il mare assume le sembianze di una pelle increspata dai brividi; è una distesa che sfida le distanze e fa sorelle le isole; e dà ai pesci barlumi d’infinito; e le piccole barche a vela sono come segni bianchi da decifrare con calma.
Qui il mare è meno sfinito che altrove e il suo respiro è fatto d’onde che suonano a note alterne nel gran teatro della risacca.
Dopo essere stati nel silenzio del monastero al cospetto delle icone, sia il prete ortodosso con i suoi occhi brillanti e scuri sia il signor Acciuga si siedono a prendere respiro sulla panchina; entrambi sanno qual che sta per accadere.
Ecco infatti il signor Acciuga nella sua forma di pesce fare un gran tuffo e oplà è già tra i flutti e il prete ortodosso lo sa quanto il suo amico sia felice.
E sa che le scarpe i piedi e il naso lo aspetteranno fedeli sotto gli ulivi.

È una distesa che sfida le distanze e fa sorelle le isole. Le barche a vela sono segni bianchi da decifrare con calma
Giovedì 08 Giugno 2023, 09:36
Biografia:
La meridiana, detta anche, impropriamente, orologio solare o quadrante solare, è uno strumento di misurazione del tempo basato sul rilevamento della posizione del Sole. Attraverso le parole di Silvio Perrella facciamo un viaggio nel tempo nei luoghi del cuore che profumano di Meridione e Sud.
Silvio Perrella
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