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Sedersi a guardare tra passi e soprabiti

 
Silvio Perrella

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Silvio Perrella

Sedersi a guardare tra passi e soprabiti

I colombi su un filo dell’elettricità: il signor Acciuga assiste al lavorìo dei becchi e agli svolazzi improvvisi

Giovedì 02 Marzo 2023, 10:04

Dopo aver viaggiato per un intero anno con le sue Meridiane, Silvio Perrella inaugura una nuova rubrica, La panchina, che appare da oggi per i lettori della «Gazzetta del Mezzogiorno». Immagini della quotidianità, malinconie civili, osservazioni e ragionamenti si mescoleranno e alla voce dell’autore si affiancherà di tanto in tanto anche quella del signor Acciuga, un personaggio alter-ego che si riallaccia alla tradizione che va dal signor Dido di Savinio al signor Palomar di Calvino.

Il signor Acciuga ama le panchine. Non ne ha una tutta sua; di volta in volta ne cerca una, ci si siede e guarda. Il signor Acciuga ha molti amici immaginari; si chiamino Palomar Teste Dido Cogito o Perelà, lui li convoca e con loro argomenta disquisisce puntualizza s’immalinconisce.

Il signor Acciuga dice di essere stato disegnato da Alberto Savinio, ma nessuno ha mai appurato se dica la verità o menta.

A volte anche Bouvard e Pecuchet vengono a fargli visita; lui sa quanto siano pignoli nello stabilire l’inessenziale, nel passare in rassegna ciò che non conta più o non ha mai contato.

Ma cosa conta oggigiorno, si chiede.

Oggigiorno mancano le fonti, qualcosa da cui partire, un perno attorno al quale far ruotare i ragionamenti; mancano i basamenti.

Ecco perché il signor Acciuga preferisce appoggiare il suo fondoschiena su panchine di fortuna; fare le sue indagini da pesce salato; tirare conclusioni che mai concludono; andare altrove a riposare le membra stanche, senza che nessuno sappia mai dove vada di preciso a far passare le notti.

Oggi pomeriggio davanti alla sua panchina c’è lo spettacolo dei colombi, i lumpenpennuti grigi e bianchi che devono scappare dalla furia famelica dei gabbiani e che ancora a volte svolazzano nelle piazze San Marco del mondo.

Sono tanti, tantissimi, indistinguibili gli uni dagli altri; sono presi da alcuni enormi pancarré chissà come arrivati sin da loro.

I loro becchi trivellano il cibo; ne fanno saltare pezzi in aria; l’agitazione della fame muove ogni parte del loro corpo.

Il signor Acciuga li guarda con ostinazione; si ferma ad osservare dettagli nel coro dei gesti; cerca di capire se i movimenti meccanici dei colli siano coordinati o invece vadano paragonati a elettroshock inconsulti.

I pancarré attirano sempre nuovi colombi; ne arriva uno al quale manca una zampa; zoppica nella sua fame; un altro becca sul collo il vicino; finché un passante ignaro, uscendo dalla vicina metropolitana, provoca un terremoto di ali.

Il signor Acciuga alza gli occhi e si accorge che una fila di piccioni staziona sul filo dell’elettricità che si tende tra i pali.

Stanno lì ad osservare; forse hanno lo stomaco già pieno; forse sono un’aristocrazia venuta direttamente dalla fantasia di Aristofane.

Nel frattempo il lavorìo dei becchi continua e si alterna a svolazzi improvvisi, provocati da altri passanti che la metropolitana deposita in superficie.

Il signor Acciuga sa che tutti vanno di fretta; nessuno ha il tempo d’osservare quel che gli accade dinanzi, dileguandosi nel nulla con un’andatura a balzelli.

I colombi lasciano andare i passanti, facendosi di lato nell’aria affollata di piume; poi tornano a becchettare quel che rimane dei pancarré.

Il signor Acciuga nella sua magrezza fa pensieri malinconici.

I piccioni impegnati nelle loro attività mangiatorie gli sembrano un’immagine dell’oggigiorno; un affannarsi a becchettare briciole che sembrano isole alla deriva; uno spintonare il vicino in tutto simile a te ma sentito e trattato da estraneo; una dilagante solitudine nel bel mezzo della folla pennuta.

Il signor Acciuga alza di nuovo gli occhi verso i piccioni dondolanti sul filo elettrico.

Loro sembrano non partecipare al balletto meccanico dei colli; guardano da lontano; stanno gli uni accanto agli altri senza insfastidirsi.

Non si sa cosa pensino e se pensino qualcosa di preciso.

Anche il signor Acciuga, dopo aver scontato in sé la malinconia civile del suo stare lì a curarsi di dettagli che a nessuno importano, si alza dalla sua panchina; fa in modo di non dare fastidio; si avvia verso il buio che ha preso possesso dell’aria.

Lui fende lo spazio come se il suo naso a punta fosse la prua di un’imbarcazione in cerca d’un approdo.

Gli altri signori, suoi amici immaginari, lo seguono di lontano; ognuno si è alzato da una panchina con i pensieri a far ressa nei loro crani alfabetici. Chi si trovasse lì per caso e avesse occhi per osservare e tempo da dedicare si accorgerebbe del breve corteo che costeggia il marciapiede.

Pensieri passi cappelli e soprabiti fanno danza nell’aria della sera.

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Silvio Perrella

La Panchina

Biografia:

La meridiana, detta anche, impropriamente, orologio solare o quadrante solare, è uno strumento di misurazione del tempo basato sul rilevamento della posizione del Sole. Attraverso le parole di Silvio Perrella facciamo un viaggio nel tempo nei luoghi del cuore che profumano di Meridione e Sud.

Silvio Perrella

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