Non credo che esista un diritto astratto all'amore. Piuttosto ritengo che possa presentarsi, per tutti e per ognuno, la possibilità di conquistare o costruire un amore. E questo vale anche per i disabili.
Le persone con disabilità per il solo fatto di essere tali, non hanno uno speciale diritto ad essere amati, lo conquisterannno solo quando avranno la forza di mettersi in gioco, di soffrire e di correre il rischio di essere lasciati, esattamente come accade alle persone normodotate. Senza addebitare all'handicap, colpe che se ci sono, vanno magari ascritte ai comportamenti dei singoli. Se vogliamo amare, dobbiamo prima di tutto cercare di essere onesti con noi stessi e di non nasconderci dietro un dito.
Diverso è il discorso di una sessualità consapevole, legata ai problemi e alle difficoltà di una disabilità, in cui ogni caso è diverso dall'altro. E su questo fronte c'è ancora molto da lavorare.