Sabato 06 Settembre 2025 | 15:30

Educare alla consapevolezza per spezzare il silenzio dell’abuso

 
Emanuela Megli

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Emanuela Megli

Educare alla consapevolezza per spezzare il silenzio dell’abuso

«Avevo paura che se ne andasse e che non mi volesse più bene.»

Venerdì 20 Giugno 2025, 12:47

13:10

«Avevo paura che se ne andasse e che non mi volesse più bene».

A pronunciare queste parole è una delle ragazze abusate da un imprenditore di 55 anni della provincia di Bari, ex compagno della madre. Uno dei fatti riportati di recente dalla cronaca, riferiti ad uomo in preda ai propri istinti, incapace di distinguere una persona da un oggetto, spinto da devianze sessuali come riportato dalle indagini.

La ragazza, quattordicenne, non riusciva a definire chiaramente i confini delle effusioni affettive che le venivano richieste. Percepiva che qualcosa non andava, ma non sapeva come interpretare ciò che stava accadendo. I regali, le attenzioni, i complimenti, le richieste di baci e i contatti fisici crescevano in un crescendo ambiguo, che rendeva quasi normale concedere sempre di più del proprio corpo. Solo a scuola, parlando di violenze sulle donne e su bambini vittime di abusi, ha finalmente capito che quello che stava vivendo non era giusto.

Quando mancano affetto, rispetto e valorizzazione della soggettività, un minore fatica a percepirsi come persona. Non sviluppa la capacità di individuarsi e di percepirsi come persona, autodeterminandosi, ma al contrario vive in una perenne sensazione di dipendenza e paura, di colpa e di vergogna. 

Spesso l’educazione delle bambine — più di quella dei bambini — è orientata all’obbedienza, alla mansuetudine, alla bontà, alla bellezza, all’acquiescenza. Le bambine brave vengono elogiate come meritevoli di amore, protezione e attenzione. Si tratta però di un affetto condizionato, che dipende dalla capacità di rispondere alle aspettative esterne, anziché dalla legittimazione e dal riconoscimento delle proprie emozioni, sensazioni e percezioni, legittimandole e valutandole personalmente. 

Poco amore, assenza di figure di riferimento solide e una scarsa consapevolezza di sé espongono bambini e bambine al rischio di abusi psicologici, fisici e sessuali. L’amore per sé stessi, l’autostima, la fiducia nelle proprie sensazioni e lo sviluppo di un’identità e personalità, sono gli antidoti più efficaci contro la violenza. Sono questi gli strumenti che permettono anche ai più giovani di riconoscere situazioni manipolative o confuse, di proteggersi e di chiedere aiuto, nel pieno rispetto dei propri confini.

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Emanuela Megli

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Un blog per saperne di più sul “SAPER VIVERE” di ogni giorno e sul decidere come comportarci, facendo chiarezza sulle parole e sui fatti, potendo avere un punto di vista utile per avere sempre più un’opinione personale su lavoro, scuola e famiglia. Ecco una serie di strumenti per poter comprendere gli eventi della vita e saperli gestire al meglio. Tutto questo è Agil@mente. A cura di Emanuela Megli, donna e due volte mamma, imprenditrice, Formatrice Coach di Soft Skills e scrittrice.

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