Buongiorno! Bari, la città più bella del mondo, ma soprattutto del Sud. Gli abitanti sono Sud-normali. Se non ci fosse, Bari bisognerebbe inventarla.
Chiedo scusa se ho usato questa frase banale però …originalissima.
Al sottoscritto, nato a Bari, cioè al Sud, è capitato qualche volta di andare anche al Nord, cioè a Bitonto, Palombaio, Trani, Barletta, Foggia, Serracapriola e anche in Veneto, cantando a squarciagola l’inno «Fratelli d’Italia».
Bari però a differenza di alcune città citate, ha il mare, il lungomare, Pane e pomodoro, Torre Quetta, il Chiringhito, la Muraglia, l’Inps e Lolita Lobosco.
La città intera è affascinata da questi posti.
È la Grande Bellezza.
La domanda nasce spontanea: ma come mai molti non hanno vissuto tutto questo? Di Bari molti conoscono soltanto le orecchiette toccate e benedette da Barbara d’Urso, le cime di rape, le sgagliozze e il pittoresco dialetto di chiunque.
Per fortuna però abbiamo le scuola, le maestre, le professoresse , ecc. ecc. che senza offesa naturalmente, nel loro «elementare» modo di diffondere «informazione» ritenendola «cultura», sopravvivono.
C’è da dire che la città di Bari ha dato i natali a personaggi illustri che sono entrati nella storia, nella geografia, aritmetica, italiano, educazione fisica, religione, firma del padre o di chi ne fa le veci, senza che maestre e professori se ne siano mai resi conto.
Vogliamo ricordare qualche nome famoso?
Domenico Uva (in arte Mimì Uva), Vito Scarola, la famiglia Strong, Piripicchio, il Mago Ciccio e tanti altri che non nomino, per non fare pubblicità.
Io però resto legato ad altri: Nicolò Piccinni e le sue opere «piccinonne», Gennaro Nunziante e il suo «Polpo», Riccardo Cucciolla e il suo «Sacco e Vanzetti», Gino Latilla, Pino Pascali, Nicola De Giosa. E tanti altri che ora non mi vengono. Non certo io!
Naturalmente, questi ultimi nomi o personaggi dovrebbero essere ricordati nelle scuole serie.
Per esempio la scuola Balilla con la sua insegnante, maestra, pilota di vita, va ringraziata perché mette a disposizione degli alunni un patrimonio che farà di loro nella crescita futuri uomini che prima o poi, insieme anche alle donne, parteciperanno a «Uomini e Donne».
Oddio, niente da dire sulla trasmissione, però il panorama futuro è quello.
«Balilla» (quello genovese, per intenderci), deve rimanere coerente alla sua politica di vita.
Balilla (sempre quello vissuto fino ad 11 anni nel 1740 circa) è un nome da rispettare. Dire «Balilla» e come dire Mameli.
Mameli è quello dell’inno nazionale.
«Fratelli d’Italia, l’Italia se è desta dell’elmo di Scipio si è cinta la testa!», oggi pare non vada più bene. Infatti, ognuno si fa l’inno che gli pare. L’Italia è grande e siamo tutti fratelli. L’Italia è una grande Sorella, anche se poi a guardarci intorno, ci ritroviamo tutti ad avere un «Grande Fratello».
Facciamoci sentire! Se Giordano Bruno avesse avuto un microfono si sarebbe salvato dal rogo?
È cambiato tutto, prima una bambina piangeva perché si era rotta la bambola, oggi piange se si è rotto l’IPad!
Oggi gli uomini vaccinati sono mortali per i bacilli dell’educazione e del rispetto.
Prima ho citato l’inno di Goffredo Mameli.
Bastava riunirsi e cantarlo. Era la Nazione che cantava.
L’inno era una lega, ma oggi la lega si è slegata.
Ognuna canta il suo inno personale.
A questo punto: se il veneziano Zaia canta il suo nuovo inno veneto, allora anche il pugliese può cantare il suo nuovo inno Emiliano.
E che Dio ci perdoni.