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Acerenza, quella finestrella murata custodisce il mistero dei misteri?

 

Giovedì 02 Settembre 2010, 16:02

02 Febbraio 2016, 22:14

chiesa di AcerenzaIl tour dei Templari in provincia di Potenza può partire dalla cattedrale di Acerenza, la cui storia affonda nel tempo fino al passaggio di San Pietro, benché le prime notizie documentate risalgano al 300 d.c. Fu il Vescovo Godano, che, con fondi di Roberto il Guiscardo, ne iniziò la costruzione, sull'area di una Chiesa Paleocristiana, a sua volta eretta su un tempio pagano dedicato ad Ercole Acheruntino o Taumaturgo. Nel 1080 la consacrazione a Santa Maria Assunta e a San Canio. 

La Cattedrale di Acerenza è un interessante esempio di sincretismo religioso, per la compresenza di simboli pre-cristiani, legati al culto della dea madre, che oggi assumono un significato particolare messi in relazione ai Templari, sulla scia del «Il Codice da Vinci» di Dan Brown, per il quale il mito del Graal è diventato emblema del femminino sacro. I misteri della cattedrale sono legati ai Templari, monaci e guerrieri, che si mostrarono aperti all’esoterismo islamico dei Sufi e alle antiche tradizioni e divinità pagane, come dimostra il culto per il Bafometto, idolo barbuto presente nella cripta. Il mistero di una finestrella murata lascia adito all’ipotesi che vi sia conservato il Santo Graal. 

Gli antichi conflitti tra Chiesa ufficiale e Templari, che portarono questi ultimi ad un declino rapido e definitivo, sono sembrati riemergere recentemente, quando, durante una visita guidata da un responsabile della Cattedrale, la presenza dei Templari è stata radicalmente bollata come pura speculazione giornalistica. L’ambiguità e la scarsità della documentazione storica suggeriscono forse una certa moderazione da una parte e dall’altra. Castelmezzano, davvero magico paese abbracciato alle Dolomiti lucane, che la giornalista di Repubblica Francesca Bellino - che ha lanciato la ricerca del Graal in Basilicata - assimila alla siriana Malula, di sera rimanda ai presepi e rende probabile ogni magia o leggenda, di giorno i segni impressi nella pietra e nelle Chiese scoprono la presenza dei Templari nel borgo nato nel X secolo come insediamento militare normanno contro gli arabi: ne parlano i resti della fortezza, la scala di pietra, improbabile strada verso il cielo. Della presenza dei Templari parlano anche lo stemma del municipio, la Chiesa di S. Maria dell’Olmo, albero sacro per i Templari, ricca di simboli che ne tracciano il passaggio, come la croce templare nell’architrave e leoni, grifoni e rose sopra l’ingresso, presenti anche ad Acerenza.

La presenza dei Templari a Forenza, presunta patria del fondatore dell’ordine, Ugo de Pagani, è documentata da un diploma custodito nella biblioteca nazionale di Napoli, che elenca i beni di proprietà dei monaci guerrieri nella zona della «Difesa San Martino», riconducibili ai Pagani. Forse esistevano una chiesa ed una «Commenda Templare », ospizio per i pellegrini diretti a Brindisi, per imbarcarsi per la Terra Santa. Altri segni il toponimo templare, Piano della Spina, elemento che compare nello stemma comunale, due mani che si congiungono su una rosa con spina. Vaglio di Basilicata rivede alla luce della presenza dei Templari anche l’origine del suo nome, facendolo derivare dal celtico Balim, sede del Balivo, dignitario dell'Ordine del Tempio, piuttosto che dal latino Vallum, ma anche qui sono i simboli a tracciare il percorso dei templari, la torre ottogonale, le croci patenti, la rilevanza della figura di Maria che porta gigli, simboli merovingi, va ricordato che alcuni Vangeli gnostici pongono la Maddalena come sposa di Cristo ed i Merovingi come suoi discendenti. I Templari erano proprietari di beni a Melfi e a Venosa, anche Banzi, dimora di Papa Urbano II, promotore della prima crociata, vanta il passaggio dei monaci guerrieri. [l.col.]
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