TARANTO - «Sotto discariche e cokerie dell’Ilva c'è di tutto. La cosa più pericolosa sono i liquami scaricati. Andavo lì con la mascherina protettiva, ma non riuscivo ugualmente a respirare per l’aria satura di sostanze». E' un passaggio dell’intervista video a un ex operaio dello stabilimento siderurgico di Taranto - realizzata di spalle e con la voce camuffata - rilasciata a Peacelink e inserita nel portale web dell’associazione. L'uomo, che ha lavorato dal 2000 al 2012 nel reparto cokerie, si dice pronto a testimoniare ai magistrati, consegnando «foto e video».
«Guardavo per terra - afferma - i vapori che uscivano dal sottosuolo. Non riuscivo neanche a starci. Quando arrivavo lavoravo come un pazzo, non vedevo l’ora di finire perchè volevo scappare via da lì». Il lavoratore spiega di aver lavorato nelle batterie 3-6-7-10-11-12. «Quello che c'era lì - ha rivelato a Peacelink - era indescrivibile. Tutte le persone che lavoravano lì ignoravano il fatto che quello non era un luogo dove poter stare e lavorarci, non era sano. Nel sottosuolo delle batterie ci va di tutto: olio grasso, catrame, acqua piovana e non, materiale di scarto che non dovrebbe andare lì e viene assorbito dal sottosuolo».
Non c'erano «vasche di contenimento - aggiunge - e a volte non vedevo neanche il collega che mi stava accanto per quanto gas coke c'era sul piano di coperta. Quella nube gialla che si vede da lontano è gas coke». L’operaio ha parlato anche dell’asportazione dell’amianto. «Andava messo nei sacchi - ha precisato - ma quando facevano l’asportazione non si preoccupavano di stare attenti ai pezzi che andavano giù e non ho visto uscire i sacchi dall’Ilva». Infine, il riferimento alle discariche del Siderurgico. «Portavo a volte anche io materiale, carbon coke che non serviva o mattoni refrattari per forni: tutto andava buttato in discarica e coperto senza protezioni».