Tra le diverse colonne sonore di questo strano isolamento forzato, uno dei progetti più originali è nato appena due giorni fa, grazie al suono e alla timbrica dell’arpa. Liquido e quasi impalpabile, eppure così poetico e onirico. Si intitola So Far So Close (Così lontano, così vicino) ed ha un sottotitolo che gioca con più di una metafora: Call to the h-Ar...ps è una speciale «chiamata alle arpe», ideata dalla musicista e direttrice d’orchestra barese Grazia Bonasia. Dopo due giorni ci sono già più di settemila visualizzazioni su YouTube e sugli altri canali social in cui è stata lanciata questa produzione audiovideo, firmata dall’Orchestra Italiana di Arpe (ensemble unico al mondo, formato da circa 50 arpisti provenienti da tutta Italia), diretto artisticamente e fondato dall’arpista e docente cosentina Albarosa Di Lieto. Il brano eseguito è Menhir, del compositore barese Stefano Ottomano, con l’editing video di Maria Chiodo.
«L’idea mi è venuta circa due settimane fa - spiega Bonasia -, quando da direttrice stabile dell’Orchestra Italiana di Arpe ho pensato a un esperimento diverso dal solito. Non solo: tramite le numerose conoscenze internazionali di Albarosa, entusiasta del progetto, abbiamo coinvolto altri arpisti, da ogni parte del mondo. Dunque l’Orchestra è stata allargata a 73 arpe, che nel video eseguono il brano di Ottomano insieme, con la pianista Ilaria Ganeri, dirette “digitalmente” da me. È stata una grande emozione condurre un brano musicale in un nuovo modo (e in un nuovo mondo): con 73 bravissimi arpisti, appartenenti a 25 nazioni differenti e di ogni continente. Ciascuno di loro ha contribuito a dare un significato di solidarietà, unione e calore (oltre che un omaggio a tutte le vittime del Covid-19) alle nostre vite in bilico».
Il risultato finale è seducente: il minimalismo di Ottomano è coinvolgente e lirico, una colonna sonora struggente del tempo che stiamo vivendo. «Ho scelto Menhir - prosegue Grazia - perché la sua metrica mi ha permesso di organizzare meglio tecnicamente i compiti. Ci sono cinque voci, eseguite da altrettante “famiglie strumentali” di arpe, come se l’orchestra fosse un grande quintetto. All’inizio ho preparato un video in cui ho diretto simultaneamente il pianoforte e le arpe che eseguivano la metrica di base, una sorta di “basso”. Poi abbiamo inviato questo video agli altri arpisti sparsi nel mondo, chiedendo loro di suonare la propria parte e di filmarsi. Il mio lavoraccio poi è stato quello dell’editing audio, cercando di dosare anche le dinamiche. La clip audiovideo finale, nel bellissimo montaggio di Maria Chiodo, è suggestiva: le “solitudini” di ogni musicista si esprimono in una meravigliosa comunità sonora, all’interno della propria casa, dalle vetrate sul mare agli interni più disparati. Tutti elegantissimi, come se fossimo in un concerto dal vivo. Con le arpe, così vicine e lontane (ma anche così diverse per colori e materiali), uno spettacolo per gli occhi».
«Menhir - afferma il compositore Stefano Ottomano, che ha un’attività molto prolifica - è un brano scritto proprio per l’Orchestra Italiana di Arpe un anno fa. La simbologia mistica del menhir mi ha sempre affascinato. Sono onorato che questa musica sia servita per un progetto di tale portata».