Giovedì 23 Ottobre 2025 | 12:30

«Ho amato tutto»: Paola Pitagora incanta l’Abbazia di Santa Maria del Mito di Tricase

«Ho amato tutto»: Paola Pitagora incanta l’Abbazia di Santa Maria del Mito di Tricase

 
Toti Bellone

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Toti Bellone

Tra storia, amore e musica dal vivo, la grande attrice racconta la vita della nobildonna Paola Menesini Lemmi in uno scenario salentino di rara bellezza

Lunedì 25 Agosto 2025, 13:10

13:38

Buono già di suo per la qualità del testo e la bravura dell’interprete, quando un lavoro teatrale viene rappresentato in un contesto scenografico di indiscussa bellezza, come per magìa, trae nuovi vigore e slancio. 
E’ quanto è accaduto ieri sera a Tricase, nell’antica Abbazia di Santa Maria del Mito, fondata fra l’VIII ed il IX secolo, decaduta in epoca moderna, e di recente scampata alla distruzione totale,  grazie all’intervento di recupero di una famiglia tosco-umbra innamorata del Salento: la Menesini Lemmi Brunelli, in testa uno dei suoi rampolli, Alberto Brunelli.
Proprio sulla figura di una sua rappresentante, la nobildonna Paola, è incentrato il lavoro interpretato da una delle migliori attrici italiane di sempre, Paola Pitagora, che in forma e voce smagliante, nella stessa serata, ha festeggiato il compleanno.
“Ho amato tutto” è il titolo dell’opera, liberamente ispirata dal libro “Creando il mare”, dello scrittore perugino Giovanni Maria Gambini con la stessa Paola Menesini Lemmi (Effegi, 2020), per la regia dell’attrice e sceneggiatrice Evita Ciri. Sul palco allestito all’ombra dei resti, che come testimoniano le dimensioni e le due possenti colonne, dovevano essere di una grande chiesa ricca di affreschi bizantini, l’attrice ormai salentina di adozione (ha casa da vent’anni a Castiglione di Andrano), ha raccontato il vissuto  della nobildonna nativa di Montegabbione, la cui famiglia era legata sin dal 1700 allo Stato Pontificio, con proprietà fra Umbria e Toscana: palazzi, castelli, casolari, conventi e migliaia di ettari di terra.
Con il coinvolgente apporto delle musiche dal vivo di Beppe D’Argenzio degli Avion Travel al sax e clarinetto, e di Emanuele Bultrini alla chitarra elettrica, per  quasi un’ora e mezzo, Paola Pitagora ha catturato l’attenzione del folto pubblico costituito anche da turisti, percorrendo l’intera ed avvincente vita della nobildonna, conosciuta proprio nel Capo di Leuca, per via di un semplice passaggio in auto. Una vita fra gli agi delle residenze da lei abitate con sedici persone di servizio, la stentata amicizia iniziale, a soli diciotto anni, col coetaneo  Ferdinando Brunelli, destinato a diventare il padre dei suoi cinque figli, la laurea in chimica farmaceutica, gli anni bui della guerra, e poi l’abbandono di comodità e ricchezze, per seguire  l’amato a Roma, in un’abitazione di soli trenta metri quadri, messa a disposizione dal datore di lavoro del marito, l’Iri, all’interno del quale, intelligente e preparato com’era, inizia la scalata del successo professionale.
In definitiva, “Ho amato tutto”, resa possibile dal sostegno dell’amministrazione comunale tricasina retta dal sindaco Antonio De Donno, e dalla Fondazione “Noi siamo Paola”, che si occupa di tutela e cura del territorio e dell’arte del restauro, racconta il coraggio di cambiare per amore. L’amore per la vita di una donna libera ed anticonformista, che non esita a presentarsi in spiaggia in topless, a vestire da esploratori due dei suoi figli in occasione della prima Comunione, o ad indossare ovunque la sua collezione di più di 150 stravaganti cappelli. “Ho amato tutto”, appunto. Giusto come dopo di lei, per amore del bello, della storia e dell’arte, ha fatto il figlio Alberto, che con passione e senza apportare stravolgimenti, si è dedicato al recupero dei resti dell’Abbazia, che in realtà, non ai privati, spettava, bensì alle Istituzioni. Le stesse, che già gravate dell’abbandono di un bene di inestimabile valore storico, oltre che architettonico, hanno a suo tempo consentito la costruzione della strada asfaltata, che di fatto ha diviso in due l’antico complesso monastico. Abbandono, che nel Salento oggi mèta fra le più ambite del turismo internazionale, attanaglia quel che resta di un altro complesso abbaziale di pregio: San Nicola di Casole alle porte di Otranto, al pari del Mito, sede degli “scriptorium” dove i monaci amanuensi ricopiavano i testi della saggezza universale. Quella  stessa saggezza di cui abbiamo sempre più bisogno. 
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