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Melfi, cala il gelo sull’indotto Stellantis: l'appello dei lavoratori

 
Antonella Inciso

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Antonella Inciso

I lavoratori di FdM e LAS presidiano e sperano. «Subito il riconoscimento di area di crisi»

Domenica 14 Gennaio 2024, 04:12

MELFI - Un tiepido sole riscalda la piana di San Nicola di Melfi, ma l’atmosfera resta gelida nell’area industriale più importante della Basilicata. Ne sanno qualcosa i 110 addetti della FdM e della LAS - le due aziende della logistica dell’indotto Stellantis rimaste senza commesse - in presidio permanente dopo lo stop delle attività. Arrivati qui da Puglia, Campania e da molti comuni lucani, i 110 addetti hanno lavorato per decenni alla preparazione dei materiali prima per l’ex Fiat poi per Stellantis ed ora sono costretti a fare i conti con l’incubo peggiore: la perdita del posto di lavoro ed i dubbi sul futuro. «La nostra forza è la dignità - ripete Gennaro Rega, addetto della Las trasferitosi da Avellino -. Mi sono traferito in Basilicata per portare avanti il mio lavoro. Perché ero convinto di poter restare al Sud, di poter lavorare al Sud».

Il sogno di restare, invece, oggi sembra infranto. Un sogno condiviso da altri addetti. Come Francesco Pecora, 24 anni, il più giovane in servizio alla Las. «Era una grande speranza per me restare. Invece…», spiega. Su tutti ora si allunga pesante l’ombra del licenziamento e con esso le preoccupazioni di dover andare via, di dover fuggire al Nord per trovare un nuovo lavoro. Paura, rabbia, incertezza si respirano a pieni polmoni davanti la fabbrica presidiata dalle forze dell’ordine. In ballo c’è l’occupazione ma anche il futuro di intere famiglie. «Avevo 19 anni quanto sono stato assunto alla FdM e solo negli ultimi anni abbiamo vissuto un poco di crisi, altrimenti noi abbiamo sempre lavorato e quello che sta accadendo è una cosa che mi amareggia - racconta Gianluca Falcetto, assunto alla FdM dall’inizio delle attività -. Noi eravamo un fiore all’occhiello nell’area industriale di Melfi per efficienza, puntualità ed organizzazione del lavoro. Il nostro servizio era utile alla ex Fiat. In Fiat, infatti, non mancava mai nulla perché eravamo pronti a portare il materiale».

Tutti si alternano davanti ai cancelli della fabbrica delimitata dalle bandiere dei sindacati. Si fanno forza, si sostengono come in una famiglia. Perché come dicono «noi ci sentiamo una famiglia». Una “famiglia” alle prese con una prova durissima iniziata con una mail inviata da Stellantis a fine anno con cui veniva ufficializzata l’interruzione del rapporto di lavoro con le due aziende dell’indotto. «C’era un tavolo ufficiale, avevamo provato a trattare. Poi la mail - ricostruisce Michele Matera della Fismic -. Per noi è stato un fulmine a ciel sereno e la giustificazione di tale scelta da parte della nostra azienda è stata la perdita di commesse. Ora ci aspettiamo che lo Stato metta mano perché noi siamo stati commissariati dalla Francia. La Regione può intervenire ma relativamente. L’appello che lancio è che la fase di crisi di area complessa parta quanto prima».

Dunque, futuro incerto ed appeso al riconoscimento di area di crisi. «L’area di crisi complessa non è stata ancora riconosciuta, mancano alcune firme - spiega Luigi Asquino sempre della Fismic -. Ci hanno prospettato gli ammortizzatori a zero ore ma a zero ore siamo automaticamente fuori, non hai più un’ora di lavoro». Gli addetti di FdM e LAS, invece, vogliono lavorare. «Noi ci aspettiamo queste 33 gare di appalto dell’area di crisi complessa di cui si parla - continua Asquino -. Ecco perché bisogna accelerare. La nostra aspettativa è di tornare quanto prima sul posto di lavoro». Un appello ribadito anche da Alessandro Amarena della Uilm. «Siamo appesi ad un filo e non sappiamo che fine faremo, anzi sappiamo che siamo in mezzo ad una strada», conclude Amarena, mentre un vento gelido sferza la piana di uno dei più strategici distretti industriali del Sud.

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