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Indebiti contributi per impianti fotovoltaici, sequestro da 99 milioni: la grande truffa da Altamura agli oligarchi russi

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

L'inchiesta ipotizza l'utilizzo fraudolento delle Dichiarazioni di inizio attività con lo scopo di ottenere fondi pubblici

Lunedì 02 Ottobre 2023, 16:37

04 Ottobre 2023, 11:01

Nello scorso marzo Pietro Ninivaggi, imprenditore-sindacalista di Altamura, ha guadagnato cinque minuti di celebrità con l’offerta inviata al presidente Mattarella di pagare la sua quota di debito pubblico: ha messo a disposizione dello Stato, su un conto corrente, 281mila euro per sé e cinque suoi familiari. Il problema è che quei soldi rischiano di non bastare. Perché lunedì la Finanza di Roma, su ordine della Procura della Corte dei conti, ha notificato al 74enne presidente di Agrilucanaenergy e ai suoi figli un ricorso per sequestro conservativo da 99 milioni di euro. Potrebbero costituire, se i risultati delle indagini saranno confermati, il profitto della più grande truffa mai scoperta in Italia nel settore delle energie rinnovabili. E le tracce dei soldi portano fino in Russia.

Ninivaggi insieme ai suoi familiari è infatti il dominus di una serie di società cui sono intestati una miriade di parchi solari realizzati in Basilicata grazie a un trucco che pure in Puglia conoscono benissimo: quello del frazionamento, che consiste nel realizzare piccoli campi affiancati (con semplice Dia) invece che un unico grande progetto (per il quale sarebbe necessaria l’autorizzazione unica). La legge lucana che consentiva di utilizzare la Dia (Dichiarazione di inizio attività) per i parchi di potenza fino a a un Megawatt è stata cancellata dalla Corte costituzionale nel 2011, perché il limite fissato dalla legge nazionale era (ed è) molto più basso e non può essere derogato.

La Finanza ha scoperto che Ninivaggi ha creato 49 «società fittizie» chiamate Enfo, tutte domiciliate nella sede della Ugl Coltivatori Matera (presieduta da Ninivaggi) e partecipate dalla Agrilucanaenergy (all’epoca amministrata da Ninivaggi). Tra aprile e agosto 2010 quelle società hanno presentato 49 Dia per altrettanti parchi di potenza pari a circa un Megawatt. Grazie a questo trucco, le società hanno potuto attivare i campi fotovoltaici in 30 giorni, una bazzecola rispetto ai 16 mesi mediamente necessari per ottenere l’autorizzazione unica. Nel capitale di una parte delle Enfo figura anche una srl chiamata Energetic Source Solar Energy, poi subentrata nella gestione degli impianti, il cui titolare è un imprenditore russo, Andrey Seleznev. Ufficialmente l’uomo risulta nullatenente, tanto che la Corte dei conti ha deciso di non notificargli nemmeno il sequestro. Ma in realtà il nome di Seleznev, insieme a quello dell’altro russo coinvolto in questa storia, Igor Akhmerov, riconduce tutta l’operazione all’oligarca Viktor Vekselberg che è nei fatti il padrone dei parchi fotovoltaici di mezza Puglia e buona parte d’Italia.

«Non può revocarsi in dubbio - scrive la Corte dei conti - il carattere fraudolento di tutte le iniziative imprenditoriali, a partire dalla costituzione delle società fittizie, intestate a prestanomi vicini all’ideatore dell’intero progetto fraudolento, Pietro Ninivaggi, su terreni agricoli artatamente frazionati al fine dell’ottenimento degli incentivi destinati alle piccole realtà agricole e produttive attraverso la fraudolenta accelerazione delle tempistiche di ottenimento dei titoli autorizzativi, al fine ultimo di lucrare gli incentivi disponibili a valere sul quarto e quinto conto energia». Il calcolo fatto dai giudici contabili è semplice: se fossero state seguite le regole previste, il rilascio dell’autorizzazione unica per i 49 impianti dislocati tra Tricarico, Montescaglioso, Pomarico, Ferrandina, Pisticci, Matera e Irsina non sarebbe potuto arrivare prima di maggio 2012 e dunque nessuno dei parchi sarebbe stato attivato in tempo per poter ottenere gli incentivi statali previsti dal Conto energia. Invece sono rientrati grazie al trucco del frazionamento, e tra il 2011 e il 30 giugno 2022 hanno incassato appunto 99 milioni di euro di incentivi.

La vicenda dei parchi di Ninivaggi è stata già oggetto di un’indagine partita dalla Procura di Roma, trasmessa alla Procura di Bolzano (qui avevano sede alcune delle società che gestivano i parchi per lucrare su altri incentivi fiscali) e ora trasferita alla Procura di Bari nelle mani della pm Savina Toscani. L’ipotesi di reato contestata a Ninivaggi e ad altre persone è di truffa aggravata allo Stato e indebita percezione di erogazioni pubbliche. Gli accertamenti della Corte dei conti (è competente Roma perché gli incentivi sono materialmente erogati dal Gse) hanno ulteriormente incrementato l’importo della ipotizzata truffa. Gli impianti finiti nel mirino sono tuttavia regolarmente in esercizio: producono elettricità (che vendono all’Enel) e incassano i relativi incentivi, che tramite la società di Seleznev finiscono in Svizzera e - da lì - chissà dove.

La richiesta di sequestro conservativo della Corte dei conti è stata notificata a 61 persone. Oltre a Ninivaggi e i suoi familiari ci sono Akhmerov e altri due stranieri, più altre decine di persone, prevalentemente agricoltori e piccoli imprenditori residenti ad Altamura (tra loro anche ex consiglieri comunali locali). Il 27 ottobre i giudici contabili decideranno se applicare i sigilli ai loro patrimoni, che in alcuni casi sono composti di decine di immobili e conti correnti.

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