Il «decadimento morale» del «voto di scambio è una di quelle tematiche che preoccupano di più». Lo ha detto Francesco Giannella, procuratore aggiunto di Bari, convocato in audizione in Commissione parlamentare antimafia dopo aver parlato, in un'intervista a Repubblica, di «una città assuefatta alla mafia, in cui parlarne annoia».
«Dire che per le prossime consultazioni elettorali non esista preoccupazione sarebbe dire una stupidaggine», ha aggiunto Giannella, anche se «non sono fatti generalizzati ma sono confinati a determinati candidati e a determinate situazioni specifiche. «Nella società civile - ha osservato il magistrato - si percepisce sempre meno il disvalore del voto di scambio, è sostanzialmente considerato un fatto legittimo. Come se fosse una questione di libertà poter accettare soldi in cambio di un voto».
«Abbiamo esempi di violenze commesse dai giovani nelle discoteche, dove i ragazzi si presentano con il preciso scopo di mettere in mostra la loro caratura criminale - ha continuato -. Rampolli di famiglie mafiose che si presentano nelle discoteche pretendendo di entrare senza essere controllati, lasciando la pistola nella borsetta della ragazza (che non viene mai controllata) e portando la droga dentro».
Giannella ha poi parlato delle «novità» della scena mafiosa, tra cellulari e carcerazione: «I rampolli arrivano a contendersi il palcoscenico: oggi è tutto social. Abbiamo addirittura una registrazione di un ragazzo che ha ripreso le maglie del Bari appese in cella. Le vittime di estorsione, tra cui i commercianti, subiscono le intimidazioni anche da gente che è in carcere, in video. La mafia ormai si vive o sulla strada o nelle carceri. Noi facciamo la “repressione”, il massimo che possiamo fare è ottenere la carcerazione. Ma loro si prendono gioco della carcerazione, dello Stato. Bisogna fare in modo che non entrano più i cellulari nelle carceri, insomma. Dobbiamo adattarci alle novità, tra cui la capacità dei detenuti di continuare a gestire le fila dalla cella».
«Le nuove generazioni - ha aggiunto il magistrato - esercitano il loro potere in maniera più spavalda. Non ci dobbiamo occupare solo della carcerazione. Per questo ci avviciniamo tantissimo all’antimafia sociale e ci impegniamo tanto perché la nostra preoccupazione è di natura sociale: questa assuefazione però ci fa sembrare un po’ tutto come il girare a vuoto». Questo perché nel distretto della Procura antimafia di Bari, che comprende le province di Foggia, Bari e Bat «registriamo una capacità di appassionarsi al tema antimafia molto diversa. Ad esempio in province dove la mafia è un tema molto forte registriamo un interesse fortissimo, ed una partecipazione in cui ricevo tante domande e mi chiedono di tornare, quando abbiamo questi incontri a Bari per una serie di ragioni, che sono sociali, sociologiche, culturali, di classi sociali diverse, l'attenzione e la tensione delle persone è diversa», ha detto Giannella. «Il classico esempio - ha proseguito - è un incontro antimafia all'università dove noi siamo tutti belli schierati, noi addetti ai lavori, e quando parliamo il nostro pubblico formato principalmente da studenti universitari è di fatto totalmente disattento. Stanno lì che giocano sullo smartphone e quando passa il foglio di presenza firmano e se ne vanno. Questa è una cosa che fa molto male, ed è un segnale negativo che io trovo preoccupante e che mi spinge a dire che c'è assuefazione sociale difronte ad un fenomeno che non è affatto sradicato ma mutato».
Il procuratore aggiunto ha concluso con osservazioni di carattere sociologico, ma anche con un allarme che riporta al tema iniziale dell'intervista. «Da magistrato antimafia - ha detto - devo preoccuparmi dei fenomeni sociali. Quando ero pm della Procura ordinaria esaminavo le denunce che arrivavano ogni giorno, le istruivo e nel caso le mandavo a processo. La Procura antimafia deve fare un lavoro diverso. Dobbiamo avere una visione strategica, leggere i fenomeni e interpretarli per capire se dietro c’è la mano della criminalità organizzata come ad esempio nel caso del riciclaggio. E quindi la nostra preoccupazione sul decadimento generale sui temi dell’antimafia e nella necessità di studiare ancora meglio le evoluzioni che portano pericoli per la democrazia, la libera espressione del voto, la libertà dei cittadini. Ma certo sul tema del voto di scambio non è possibile aprire un fascicolo in cui dentro non c’è niente. Si spera in un risveglio sociale, ma un cittadino che viene a denunciare un fatto noi non ce lo abbiamo mai».