BARI - All'indomani dell'aggressione al tassista nel quartiere Picone, a Bari, improvvisamente accoltellato da una coppia di passeggeri, i suoi colleghi si esprimono con chiarezza: c'è bisogno di più sicurezza, anche se il rischio è contemplato in questo mestiere. «Il nostro non è mai un lavoro sicuro, la strada è un pericolo costante - racconta Luca (nome di fantasia) - A me fortunatamente non è mai capitato nulla di grave, ma personalmente come tassisti possiamo fare ben poco. Ci capita di caricare personaggi poco raccomandabili e dobbiamo cercare sempre un compromesso...Noi non abbiamo tutele. Il tassista che è stato aggredito è un ragazzo d'oro, giovane padre...Hanno fermato il taxi per strada, non hanno prenotato via telefono».
«Io lavoro a Bari da 10 anni, anche mio padre era tassista e lui non voleva facessi questo mestiere, proprio perché qui non abbiamo alcuna sicurezza - racconta Alessandro -. Le telecamere che mettiamo noi in macchina sono facili da rimuovere, chi vuole rapinarci può farlo tranquillamente. Io come tutti i miei colleghi lo diciamo da una vita che abbiamo bisogno di più tutele. All'estero i tassisti hanno un tasto che, una volta premuto, mette l'autista in collegamento diretto con la polizia. In Italia non esiste. Paura ne abbiamo, il problema è che non possiamo farci niente...»
«Io faccio questo mestiere dal 1991 - racconta un altro tassista in sosta alla stazione centrale -, se questo episodio mi spaventa? Sì e no. Sappiamo i rischi del mestiere. Sicuramente abbiamo bisogno delle telecamere, e se la situazione degenera faremo come negli Stati Uniti, dove autista e passeggeri sono separati da un pannello...»
«La paura c'è sempre ma sono i rischi del mestiere, lo sappiamo. Noi purtroppo non possiamo fare nulla, neanche chiedere un documento, nulla...»