BARI - Ospite in collegamento al Bif&st di Bari il regista Giuseppe Tornatore che riceverà stasera, nella serata conclusiva del festival il Premio Mario Monicelli per il miglior regista. Purtroppo Tornatore non sarà in presenza, per un un improvviso impedimento a raggiungere il capoluogo pugliese. Il famoso regista siciliano è intervenuto questa mattina nel Teatro Petruzzelli, al termine della proiezione del suo film “Ennio”, dedicato ad Ennio Morricone.
Il documentario racconta, attraverso una lunga intervista di Tornatore al Maestro, il musicista più popolare e prolifico del XX secolo, due volte Premio Oscar, autore di oltre 500 colonne sonore indimenticabili. Ecco alcuni retroscena raccontati direttamente dal regista.
LE PAROLE DEL REGISTA
Per quanto riguarda ENNIO, risultato di una lunghissima intervista a Morricone e di oltre settanta testimonianze sul musicista, dice ancora Tornatore: «Ho immaginato che il film, dal punto di vista dello stile, dovesse rapportarsi alla musica, essere come schiavo della musica di Morricone. Ovvero che tutto l’impianto visivo venisse al seguito delle leggi della partitura musicale». Unica precondizione prima di girare da parte del musicista premio Oscar e che venduto oltre 70 milioni di dischi: «Quella di metterlo a suo agio, di non fargli mai sentire l’ansia di risposte rapide, una cosa che lo rendeva scontroso». Chi era davvero Morricone? «Tante cose allo stesso tempo. Era uno che la mattina si alzava prestissimo, faceva un’ora di ginnastica e poi usciva a comprare i giornali che leggeva regolarmente dalla prima all’ultima pagina. Intorno alle otto poi si metteva finalmente al lavoro». Ma non era solo metodico: «Era anche uno che non perdeva mai la calma. Una volta che non mi convinceva troppo un suo pezzo - ha detto Tornatore-, mandò in pausa la sua orchestra e dopo dieci minuti aveva già cambiato il pezzo. Aveva insomma un meraviglioso e illimitato potere creativo tanto da scrivere la musica con la penna a biro, senza alcun ripensamento».
E al Petruzzelli arriva poi l’autentica commozione di Tornatore, con tanto di pausa, quando racconta del rapporto che Ennio Morricone aveva col padre trombista: «Quando capì che non poteva convocarlo più nella sua orchestra perché non suonava più bene, smise di scrivere nelle sue partiture per la tromba. Un modo di non offendere il padre. Ora quando Ennio raccontò questa cosa, commuovendosi molto, fece lo stesso effetto al mio assistente operatore che a un certo punto mi guardò disperato». Dice, infine, sui documentari: «È un genere che ho frequentato in passato prima di ENNIO. Credo che il documentario, alla fine, ti dia più libertà rispetto al film. Quello che ho imparato questa volta è l’importanza della manipolazione dell’enorme materiale che mi sono ritrovato ad ordinare. Non posso escludere comunque che torni a fare ancora altri documentari. Ma una cosa è certa. Questa esperienza mi sta regalando enormi sorprese. Alla vigilia nessuno si aspettava che ENNIO avesse tanto successo, non era affatto previsto e questo è davvero molto bello».