Sabato 06 Settembre 2025 | 06:37

«Anche il fiume», con Dalila Spagnolo la voce è al centro

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

La cantautrice salentina, finalista di Musica contro le Mafie, racconta l'ultimo singolo: «La mia fragilità è un dono da scartare. Ho sofferto d'ansia, non mi godevo più la gioia di cantare: oggi guardo tutto con curiosità ossequiosa»

Giovedì 01 Maggio 2025, 06:30

Una sessione di improvvisazione sul respiro, voce e pianoforte, un gioco di suoni che è diventato una canzone, «Anche il fiume», nuovo singolo della salentina Dalila Spagnolo. Un brano che conferma l'eleganza espressiva e la sensibilità artistica della cantautrice, che utilizza la voce e il respiro come corpo, memoria e rito. Grazie al lavoro insieme ai produttori Luigi Russo e Gioele Nuzzo, il cantato resta protagonista per intensità e sfumature, virando le sonorità a cavallo tra world music ed elettronica. Da poco vincitrice del Premio Nazionale Folk e World Nuove Generazioni de Li Ucci Festival, dopo essersi fatta conoscere con gli album «Fragile» e «La fame nelle scarpe», Dalila è pronta a scrivere un nuovo capitolo della sua carriera, con la solita coerenza e onestà intellettuale. E, notizia delle ultime ore, proprio con questa nuova canzone è finalista dell'edizione 2025 di Musica Contro le Mafie, nella categoria Ambiente ed Ecologia.

Partiamo da «Anche il fiume», è nata durante un'improvvisazione nella scuola di vocalità Malagola di Ravenna, che hai frequentato...

«È stato un percorso totalizzante, ero lì per approfondire il discorso sulla vocalità, libera dalla parola. Dovevamo preparare un project work insieme agli studenti di sound design, e c'è stato questo incontro casuale con un ragazzo in cui è partita una lunga registrazione improvvisata, piano e voce. Un gioco di respiri che arrivava dopo un anno di sensazione di ansia, in cui avevo avuto molto a che fare col mio diaframma...».

Spieghi meglio.

«Non avevo mai sofferto di fiato corto. Poi poco prima dell'uscita dell'ultimo album invece ho cominciato a provare una forte ansia. Non respiravo bene, ho cominciato a concentrarmi sul diaframma e il respiro, e sono andata in paranoia, non riuscivo più a godermi la sensazione di cantare. Oggi, anche grazie alla mia maestra di sempre, Tyna Maria, sto approfondendo cosa è successo nel mio corpo, ma da un punto di vista più sereno, non giudicante, quasi con una curiosità ossequiosa. E anche con i miei allievi lo faccio, noto se c'è un blocco emotivo, e devo dire che c'è quasi una selezione naturale, molti intraprendono un percorso con me perché si fidano e vogliono aprirsi».

Il suo percorso negli anni si è evoluto, ma questa «fragilità» che l'ha sempre contraddistinta se la porta dietro. È un peso?

«Tutto il contrario. Ne sono consapevole in quanto dono della vita, anzi è un dono che va scartato piano piano. Mi faccio domande, sono curiosa ma più serena, ho maturato la consapevolezza che ci sarà da lavorare per tutta la vita, per gestire la rabbia, la mancanza di fiducia, ho anche capito che quella che chiamavo pigrizia o procrastinazione era solo paura. E poi ho conosciuto quest'emozione nuova, l'ansia, a cui ho dato un senso, e che oggi si è trasformata in una canzone».

Com'è stata l'esperienza della scuola Malagola e che ruolo ha la formazione continua nel suo percorso, visto che oltre a cantare ha anche degli allievi a cui insegnare?

«Pazzesca. È durata tre mesi, alla fine era satura, non vedevo l'ora di tornare nel mondo e vedere i frutti del lavoro. L'ho frequentata un anno fa, a Ravenna, si studia la voce da diversi punti di vista, la libera vocalità insieme al corpo. Ora, a distanza di tempo, mi tornano in mente tanti insegnamenti. Non smetto mai di formarmi perché più conosco, più sento di non aver capito ancora niente. La vocalità poi è un mondo infinito, la voce noi la usiamo solo per cantare e per parlare, ma può fare tutto. Anche sulla stonatura si lavora: noi siamo "educati" a un tono per una questione sociale, ma la voce ha un suo suono grezzo, crudo, che è quello che usiamo quando piangiamo, quando gridiamo di gioia. Siamo fatti di quei suoni, ed è bello sperimentare».

Adesso che progetti ci sono?

«Sto lavorando ad altri pezzi, sempre rappresentativi, poi farò dei live, sto suonando con questa formazione molto world, contaminata con l'elettronica, ci sono Gioele Nuzzo, Alessandro Ferrari. La spinta è verso questa nuova attitudine, che mette al centro la libera vocalità».

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