Si chiama «Freddie», ed è ispirato al mito di Freddie Mercury, il nuovo singolo del cantautore di origini pugliesi MaLaVoglia. Un brano che rappresenta un omaggio al leggendario cantante dei Queen, e offre una riflessione sul significato del suo personaggio nella cultura popolare, concentrandosi sulla dicotomia tra Farrokh Bulsara, uomo, e Freddie Mercury, artista. Gianluca Giagnorio, MaLaVoglia, racconta alla Gazzetta le ispirazioni di questa canzone, che ricrea un'atmosfera malinconica e autunnale facendo risaltare il rapporto tra umanità collettiva e individuo.
Come mai la scelta di rappresentare in musica il mito di Freddie Mercury?
«Ero molto curioso, perché attraverso Freddie Mercury racconto un pezzo di me. Ho sempre sottolineato questa dicotomia tra l'uomo e l'artista, anche perché tutti gli artisti sono persone, tutti nascondiamo dei mostri dentro. Dopo aver visto il film "Bohemian Rhapsody", ho immaginato un dialogo tra me e lui: ho ricordato quanto sia stata d'impatto la notizia della sua morte, quando ero piccolo ci rimasi molto male, era come se fosse andato via uno di noi. Ho sentito il bisogno, con questa canzone, di chiedergli come possano convivere in un artista, come nel mio caso, l'arte e poi la persone, con le proprie paure, e perché siamo così avvezzi alla solitudine e all'egoismo in un mondo che pretende di essere sempre più inclusivo».
Sembra che sia imprescindibile oggi, per un artista, essere presente sui social...
«Io appartengo a quella generazione rimasta nella forbice tra il passato e il futuro. È vero, con i social è più semplice arrivare a tutti, è necessario per dare determinate "notizia", ma sono semplicemente una vetrina. La vera interazione sono le emozioni dal vivo, chi viene a vederti suonare, uno scambio è uno scambio quando ci si guarda in faccia».
Parlavamo della dicotomia tra luci e ombre in un artista
«Indubbiamente appartiene anche a me, forse un po' tutti quelli che fanno musica hanno delle parti scure che così riescono a tirare fuori. In generale vedendo quel film mi è arrivato molto il contrasto tra parte in ombra e parte più luminosa. E un po' mi ha spaventato, quanta paura abbiamo di mostrarci, ma dovremmo invece esserne consapevoli, di forze e debolezze».
L'idea del videoclip, che è stato girato in una villa tra le colline dell’Oltrepo’ Pavese da Cesare Bobbiesi, da dove arriva?
«Proprio da lui, è il mio videomaker fidato di quasi tutti i progetti. C'è stata questa idea di coinvolgere un attore che ha interpretato Freddie al piano, ma ha una parrucca, ed è stato interessante perché lo vedi suonare e non sai se è uomo o donna».
Che progetti ci sono per il futuro imminente?
«Tante cose in ballo, vengo da due anni di post-Covid, c'è stato un vero e proprio sviluppo del progetto MaLaVoglia, adesso collaboro anche con tanti artisti per sviluppare piani a lungo termine. "Freddie" era pronta da un po', in standby. Sicuramente spero di tornare presto in Puglia, ci manco da due anni, sono venuto a suonare solo un giorno quest'estate».
E se dovessimo curiosare nella sua playlist del momento, cosa troveremmo?
«Dipende dai periodi, ho passato una fase in cui mi concentravo su qualcosa di nuovo in italiano, ma non mi ci riconosco più. Mi piacciono Mobrici, Brunori Sas, ma parliamo di progetti che hanno una lunga carriera alle spalle. Sono tornato ad ascoltare cose del passato che volevo approfondire, James Taylor, Neil Young...».