Nei titoli recenti di Netflix c’è una serie che potrebbe passare inosservata e invece segnaliamo non solo per gli appassionati, perché racconta la nascita di una piattaforma che ha rivoluzionato un mondo: Spotify. Lo fa in modo originale: sei episodi in cui ognuno dei protagonisti narra il proprio punto di visto su come tutto ebbe inizio. Siamo nei primi anni Duemila, Daniel Ek (Edvin Endre), giovane programmatore svedese, dotato di ambizione e di talento, vorrebbe andare in America a lavorare con i big della Silicon Valley ma la sua richiesta viene rifiutata. La delusione non lo abbatte e, dopo aver venduto la prima startup per dieci milioni di corone svedesi, gli viene un’idea più audace, praticamente impossibile: offrire musica gratis in modo legale.
In Svezia, intanto, è in auge un sito, The Pirate Bay che, come suggerisce il nome, pirata la musica anche se ha qualche falla nel sistema di riproduzione. E nonostante le denunce prospera, come lotta simbolica allo strapotere delle case discografiche. Ognuno dei personaggi chiave ha una sua visione: quella di EK, condivisa da un gruppo di super programmatori, è che Spotify debba essere accessibile a tutti. Il partner, Martin Lorentzon (Christian Hillborg) appoggia il sogno di Ek però sono i soldi a contare, mentre Petra Hansson (Gizem Erdogan) punta la sua carriera nel tentativo di far decollare Spotify. La strada è impervia ma nessuno di loro molla, neanche quando sono gli stessi artisti a mettersi di traverso.
Il colpo di genio, la differenza rispetto ai competitor? La possibilità di una playlist. Titolo della miniserie che consigliamo, al netto di qualche ripetizione, di non perdere.