Prima l’inchiesta, con il sequestro di parte degli impianti, poi il licenziamento in tronco dei 72 dipendenti.
Precipita la situazione in casa Cementir. A far da detonatore, o a fungere da pretesto, potrebbe essere stata proprio l’operazione «Araba Fenice» messa a segno dai finanzieri la settimana scorso su delega della Dda di Lecce per la vicenda riguardante la loppa dell’Ilva e le ceneri dell’Enel utilizzate nel processo produttivo.
Ieri mattina l’azienda, ceduta nei giorni scorsi dal gruppo Caltagirone all’Italcementi, ha inviato alle parti sociali e istituzionali la nota di avvio della procedura di licenziamento collettivo dei 72 dipendenti, il cui trattamento di cassa integrazione scade a dicembre. La procedura è motivata con la cessazione dell’attività a causa della crisi del settore.
«Avevamo chiesto una proroga della cassa straordinaria di altri 12 mesi visto che con il decreto Mezzogiorno - spiega Francesco Bardinella della Fillea Cgil - per le aree di crisi complessa come quella di Taranto, è possibile accedere alla proroga, proroga peraltro secondo noi necessaria anche per capire cosa ne sarà dello stabilimento tarantino alla luce della cessione della Cementir Italia all’Italcementi».
Il sindacato aveva chiesto e ottenuto una riunione al ministero per lo Sviluppo Economico con Italcementi, riunione convocata per il prossimo 11 ottobre.
«La decisione di avviare la procedura di licenziamento - prosegue Bardinella - ovviamente cambia tutto, fa precipitare gli eventi. Chiediamo pertanto a tutte le istituzioni, ognuna per la sua parte, di fare quanto nelle loro possibilità per mettere in sicurezza i 72 lavoratori per i quali peraltro proprio nei giorni scorsi sono partiti i corsi di formazione per la riqualificazione».[M.Maz.]