L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Lecce denominata «Araba Fenice» che ha travolto dirigenti e quadri di Cementir, Ilva ed Enel, per un presunto traffico illecito di rifiuti è nata dopo il sequestro nel cementificio di Taranto di diverse discariche non autorizzate destinate allo stoccaggio, direttamente a contatto con il suolo, di rifiuti anche pericolosi come la loppa d’altoforno non deferrizzata, clinker e rottami ferrosi provenienti dalla vicina Ilva.
L’indagine condotta dal sostituto procuratore della Repubblica Lanfranco Marazia ha coinvolto Mario Ciliberto, all’epoca dei fatti legale rappresentante della «Cementir Italia spa» e Mauro Ranalli, direttore dello stabilimento ionico, accusati di aver realizzato e gestito le aree dove venivano stoccati i rifiuti.
Intanto, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lecce Antonia Martalò ha dettagliatamente elencato le prescrizioni che Ilva, Enel e Cementir dovranno rispettare per evitare il blocco degli impianti.