Taranto ha avuto la sua Moby Dick: un grande cetaceo che nel 1887 spaventò l’intera città. Quella storia torna ora a teatro con «Ninì e la balena», nuovo spettacolo del Crest che inaugura domani, domenica 9 novembre, con doppia recita alle 18 e alle 20.30, la diciassettesima edizione di «favole&TAmburi» al TaTÀ, rassegna sostenuta dalla Regione Puglia.
Il lavoro nasce dalla collaborazione tra la compagnia tarantina e Michelangelo Campanale, regista e autore di punta del teatro per le nuove generazioni, che condivide testo e regia con Antonella Ruggiero. In scena Giovanni Guarino, tra i fondatori del Crest, e il giovane interprete Andrea Romanazzi. «Ninì e la balena» è un racconto poetico e visivo che intreccia lavoro d’attore, teatro di figura e d’ombre, con la collaborazione di Raffaele Scarimboli e Marco Guarrera. La vicenda si ispira a un fatto reale: la comparsa nel febbraio 1887, nel Golfo di Taranto, di una balena Franca boreale, la prima mai avvistata nel Mediterraneo. Temuta e fraintesa, la creatura fu colpita da fiocine e persino dinamite. I resti sono oggi al Museo Zoologico di Napoli, memoria di un evento dimenticato. Come nel romanzo di Sepúlveda «Storia di una balena raccontata da lei stessa», lo spettacolo invita a «guardare il mondo attraverso gli occhi dell’animale», parlando con delicatezza di paura, memoria e trasformazione. Guarino interpreta Ninì, il pescatore che, da bambino, avvistò per primo la balena: un gesto nato dal timore che segnerà per sempre la sua vita.















