TARANTO - È stata costretta a difendersi dal suo fidanzato, arrivando a mordere con forza i genitali del partner per liberarsi della sua presa e sfuggire così a quella violenza.
Bisognerà attendere le motivazioni, ma è altamente probabile che possa essere questa la lettura del giudice che ha assolto una tarantina di 44 anni accusata di lesioni aggravate dai futili motivi e dalla crudeltà perchè costretta a subire un atto sessuale ha avuto come unica possibilità di liberarsi quella di mordere le intimità del suo aguzzino.
Il magistrato ha però ritenuto infondate tutte le accuse e accolto l’argomentazione della legittima difesa portata in dibattimento dal difensore dell’imputata, l’avvocato Luigi Palmieri.
L’ex fidanzato dell’imputata, un 34enne brindisino che si era costituito parte civile attraverso l’avvocato Donato Muschio Schiavone, aveva raccontato che senza una precisa ragione la sua fidanzata avesse approfittato della sua vulnerabilità mentre erano in un momento di intimità per morderlo nelle parti intime e che solo a quel punto, per legittima difesa, si era scagliato contro la donna colpendola più volte e provocandole lesioni ritenute guaribili in 25 giorni.
Una storia, quella tra i due, che è finita nelle aule per ben due volte, ma a ruoli invertiti: per quegli stessi fatti avvenuti nel luglio 2020, il 34enne era stato infatti a sua volta denunciato dalla donna. Alle forze dell’ordine la tarantina aveva spiegato che tra lei e il suo partner il rapporto fosse da sempre burrascoso e costellato da gelosia e litigi, ma che quello specifico giorno il 34enne avesse perso totalmente il controllo e che l’aveva dapprima scaraventata per terra e, dopo aver bloccato le braccia, si era accanito colpendola a mani nude. Sentendosi in pericolo, a quel punto, la donna si è difesa aggredendolo a sua volta per liberarsi dalla presa. Nel processo contro l’uomo i giudici di primo e secondo grado hanno ritenuto lui colpevole condannandolo in modo irrevocabile, a 6 mesi con pena sospesa per il reato di lesioni.
In questo ultimo processo che vedeva imputata la 34enne, la pubblica accusa aveva invece chiesto per la donna una pena a 8 mesi di reclusione, ma il giudice ha deciso di assolvere con formula piena la tarantina.