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Caos in aula, a Taranto il professore imputato adesso chiede la messa alla prova

 
Alessandra Cannetiello

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Alessandra Cannetiello

Caos in aula, a Taranto il professore imputato adesso chiede la messa alla prova

Per il pm Colella l’insegnante ha anche abusato dei mezzi correttivi

Giovedì 30 Gennaio 2025, 11:44

TARANTO - Ha chiesto la messa alla prova ai lavori socialmente utili, un insegnante 49enne di scuola media di Taranto che rischia di finire a processo dopo la denuncia presentata dai genitori di un suo studente 13enne. L’accusa mossa dalla procura ionica è di lesioni personali e abuso di metodi correttivi e i fatti risalgono a giugno 2023 quando, secondo il pubblico ministero Salvatore Colella che ha coordinato le indagini, il professore aveva spintonato e strattonato alcuni suoi studenti, mentre in classe la situazione era andata fuori controllo, facendo cadere per terra il minorenne.

Nel corso dell’udienza preliminare i genitori dell’adolescente si sono costituiti parte civile attraverso l’avvocato Francesco Nevoli, quantificando in 10mila euro il risarcimento per danni subiti.

A raccontare quanto accaduto era stato proprio il 13enne, che tornato a casa aveva riferito tra le lacrime al padre di sentire dolore alla testa e avvertire nausea: nella sua ricostruzione, ha raccontato che il docente, in preda alla rabbia per i comportamenti dei suoi compagni di scuola, aveva prima sbattuto la porta in faccia al vice preside accorso a causa delle urla e, successivamente, tornato alla cattedra aveva travolto lui e i suoi compagni, facendogli battere la testa contro il davanzale della finestra. L’ira del professore, secondo il resoconto fatto in sede di denuncia dal 13enne, si era poi indirizzata a un altro compagno di classe contro cui aveva spinto un banco. Lo studente aveva infine aggiunto che il maestro gli aveva anche negato di chiamare i genitori per avvisarli di non sentirsi bene.

L’insegnante è difeso dall’avvocato Albino Quarta che ha prodotto alcune memorie difensive in cui ha spiegato che nessuno dei colleghi presenti quel giorno e ascoltati dai militari dell’Arma, a differenza di quanto sostenuto dall’accusa, ha confermato nello specifico l’episodio contestato al suo cliente e, anzi, per il legale quelle dichiarazioni confermerebbero la situazione di grande disagio vissuta dal docente nel gestire disordini e insulti da parte di alcuni allievi, notoriamente ingestibili e in alcuni casi anche aggressivi fisicamente. Il difensore ha poi precisato che il professore non avesse spinto, ma urtato alcuni banchi per raggiungere e mettere in sicurezza uno studente in piedi sul davanzale. L’avvocato Quarta ha poi precisato che la denuncia era stata presentata solo due mesi dopo i fatti in questione e che il referto medico presentato dai familiari dello studente non aveva evidenziato alcun ematoma o segno fisico compatibile con la caduta denunciata dal minorenne. Una vicenda spinosa sulla quale, nel corso della prossima udienza, sarà il giudice a esprimersi decidendo se chiudere il procedimento o accogliere la tesi accusatoria e rinviare a giudizio il professore.

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